Frequenze, Associazione Tv locali: da governo atteggiamento persecutorio

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Per Associazione Tv Locali il governo porta avanti un atteggiamento persecutorio nei confronti del comparto delle emitteniti private.

L’Associazione Tv Locali (aderente a Confindustria Radio Televisioni), presieduta da Maurizio Giunco, «respinge con decisione l’atteggiamento persecutorio in atto nei confronti delle emittenti locali e ritiene assolutamente non più accettabile l’attuale assetto normativo che penalizza un comparto giα danneggiato oltre ogni limite, a partire dall’assegnazione delle frequenze e da una serie di successive norme che ne hanno ormai minato la stessa sopravvivenza». E’ quanto si legge in una nota.

«Il prelievo oggi a carico delle tv locali per diritti d’uso delle frequenze, diritti amministrativi e contributi per l’utilizzo dei ponti radio, secondo le stime dell’Associazione, ammonta infatti a circa 749.000 euro l’anno contro la somma massima onnicomprensiva di 17.776 Euro pagati in regime analogico. In particolare il Disegno di Legge governativo “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’ Unione Europea – Legge Europea 2014”, attualmente in discussione presso la Commissione XIV “Politiche dell’Unione Europea” della Camera dei Deputati, “per la prima volta costringe le tv locali al pagamento di importi insostenibili a titolo di diritti amministrativi” (ad esempio 64.000 euro per emittenti operanti su un territorio con popolazione compresa tra 1 e 10 milioni di abitanti). È evidente che si tratta di una situazione che richiede da parte del governo una soluzione definitiva e non più rinviabile per il futuro di un comparto i cui ricavi negli ultimi 5 anni (dall’entrata del digitale terrestre) si sono ridotti del 70%, così come ridotte significativamente sono state anche le misure a sostegno».

La denuncia, portata avanti nei mesi scorsi anche da Aeranti-Corallo, si riferisce al pasticcio delle nuove normative sui canoni di concessione, stabilito nella delibera n. 494/14/CONS, che si dovranno pagare in base al numero di multiplex (non più in base al fatturato), che applicherà un maxi sconto progressivo agli incumbent del mercato (Rai e Mediaset), e che rischia di pesare in modo sproporzionato sugli operatori di rete che detengono le porzioni di spettro e ripetitori (come ad esempio Persidera) e soprattutto sulle tv locali.

L’appello dell’Associazione poi fa riferimento anche alla liberazione forzata delle frequenze che interferiscono con i canali tv esteri e confinanti. Entro il 30 aprile, salvo proroghe, 144 emittenti locali dovranno lasciare i canali, nonostante siano stati attribuiti nel 2012 con concessione ventennale. Le aziende tv potranno restituire i canali in cambio di un indennizzo, oppure potranno scegliere di continuare a trasmettere sperando in una proroga che però non sarebbe gradita né alla Ue né agli stati confinanti.

L’Agcom sta predisponendo una nuova pianificazione dei canali attribuiti a livello internazionale all’Italia e due gare non onerose (a Beauty Contest) per assegnare le frequenze certificate da Ginevra e non assegnate alle nazionali e per fissare la graduatoria degli editori locali i cui contenuti potranno essere trasmessi su tali frequenze. Nel testo in consultazione si precisa che le frequenze italiane su cui trasmettono le tv locali sono escluse da tale procedure. L’eccezione riguarda i canali 32 e 42 in UHF. Nella pratica un operatore può restare titolare dello spettro senza trasmetterci se la sua tv non sarà in posizione utile nel secondo Beauty Contest, che sarà rivolto a tutte le emittenti perché sempre su questa graduatoria si assegna anche la posizione sul telecomando. Ma dai documenti in consultazione pubblica emerge, come già si sapeva, che la soluzione lascerà comunque molte emittenti locali senza uno spazio proprio su cui trasmettere, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza delle tv.

Fonti: corrierecomunicazioni.it | ANSA | adnkronos

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