È scaduto ieri il termine di legge che impone la disattivazione dei segnali tv su 76 frequenze dello spettro, tutte occupate dalle emittenti locali, che interferiscono con le trasmissioni dei canali degli stati confinanti, Croazia e Slovenia in primis.
La disposizione dell’Agcom, che non ha ottenuto un’ulteriore proroga, mettere a rischio 144 tv locali soprattutto delle regioni adriatiche. Ma il governo tarda a predisporre le misure compensative e le norme per la riassegnazione di altri canali. Si fa finta di nulla, e si rischia l’ennesima procedura d’infrazione comunitaria.
Il termine però, dicono fonti ministeriali, non sarebbe perentorio. A quanto riporta Marco Mele de Il Sole 24 Ore, si vocifera di una circolare ministeriale che invita la polizia postale a non disattivare gli impianti dopo la scadenza. Il Ministero dello sviluppo ha però smentito seccamente la notizia. Comunque è molto probabile che dal 2 maggio in avanti non parta alcuna disattivazione forzata, perchè sia il Ministero che l’Agcom sarebbero inadempienti sui tempi di attuazione di provvedimenti che dovevano essere approvati prima del 30 aprile.
Secondo Marco Rossignoli, presidente dell’associazione delle tv locali Aeranti-Corallo, il termine è si perentorio, ma il Ministero non ha definito in tempo, attraverso un decreto, i criteri da adottare per gli indennizzi per le imprese televisive che libereranno volontariamente la frequenza interferente. Manca inoltre la delibera dell’Agcom che fissa le frequenze da assegnare con l’annunciata gara a Beauty Contest, e non è ancora stato definito il bando per le graduatorie dei fornitori di contenuti locali che trasmetteranno su quelle frequenze. «Non dimentichiamo che 144 tv locali sono un terzo di quelle esistenti. Si rischia una decimazione, senza la possibilità di trasmettere su frequenze alternative, che interesserà circa duemila dipendenti», afferma Rossignoli.
Dall’ottobre 2017 poi il pasticcio delle frequenze si allargherà sino all’area tirrenica (Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna): la Francia metterà all’asta nel luglio di quest’anno le frequenze della banda 700 MHz (12 canali dal 49 al 60 della banda UHF), e partirà successivamente con il servizio di banda larga mobile. In quest’area 20 frequenze sono assegnate all’Italia e altre 20 sono a disposizione della Francia. Numerose emittenti locali italiane, forti della concessione ventennale assegnata “regolarmante” sotto il governo Berlusconi, trasmettono “illegalmente” sugli stessi canali sfruttati dalle emittenti francesi. Nelle regioni tirreniche sono assegnati 9 canali all’Italia e 3 alla Francia. Dopo la liberazione della banda 700 alla televisione, in tali regioni, resteranno disponibili solo 11 canali tv all’Italia sui 28 totali (40 meno i dodici della banda 700). E alcuni canali della stessa banda, come il 58 UHF, saranno oggetto del Beauty Contest per le frequenze sulle quali dovranno trasmettere le tv locali. Un’altra assegnazione “illegale”. Il prossimo capitolo della storia tutta italiana del caos delle frequenze tv.
Fonte: Il Sole 24 Ore