Sono tempi di crisi anche per la tv pubblica, gravata da milioni di debiti. E come stabilito dal Piano Industriale redatto dal dg Lorenza Lei sono tempi di tagli. In tutti i settori dell’azienda, dalla vendita delle torri di trasmissione, fino al taglio delle redazioni estere, dalla cessione degli immobili al risparmio sui diritti tv del calcio.
Per dare un’idea dell’aria di austerity che tira in Viale Mazzini, l’azienda ha ordinato addirittura di chiudere in anticipo alcuni edifici la sera per risparmiare sulla bolletta elettrica. Cose che non avvenivano dall’ultima pesante crisi della tv pubblica del 1993, anno del decreto salva Rai. Per far fronte allo stato pietoso della televisione di Stato, è partito il Piano Straordinario e di Emergenza approntato dal dg Lei, che tra tagli e cessioni farà risparmiare alla Rai 94,8 milioni di euro, che ha provocato una catena di scioperi indetti dai sindacati, e continuerà a scontentare molti.
I primi ad essere colpiti saranno i corrispondenti esteri della tv di Stato. Se i giornalisti delle tv internazionali sono dei tuttofare (che scrivono il pezzo e poi lo confezionano sul piano tecnico), «ogni servizio delle reti di Stato» – si legge nel Piano – richiede l’impiego «di producer, montatore, operatore», a volte anche di «addetto alle luci e fonico». Ne consegue che «la quasi totalità degli Uffici di Corrispondenza non ha un accettabile rapporto tra costi sostenuti e servizi prodotti». Il Piano di Emergenza decide la chiusura di 7 Uffici esteri (tra cui Madrid, Mosca e Nuova Delhi); il ridimensionamento di New York (saranno 3 i giornalisti presenti invece dei 6 attuali) e la disdetta di tutti gli appartamenti in fitto nel mondo (unica eccezione, Bruxelles). I corrispondenti superstiti e gli inviati rimasti, ormai senza un tetto Rai, si appoggeranno alle strutture di un’agenzia estera di informazione (l’americana Associated Press) che fornirà loro gli strumenti di lavoro.
Anche Rai International, ora chiamata Rai Italia, che fornisce il servizio dei programmi tv e radio e i servizi Web per gli italiani all’estero, vedrà un forte riduzione dei finanziamenti da parte della Presidenza del consiglio: dai 24 milioni del 2010 a soli 6,1 milioni del 2012. Tagli così duri porteranno alla chiusura (da gennaio) della radio, del sito e di tutte le autoproduzioni televisive (escluse la Giostra del Gol, con le reti della A, e le Udienze Papali). “Rai Italia” diventerà un collage, un the best dei programmi dei canali tv nazionali. Verso la chiusura anche l’utile servizio Rai Med (rivolto al mondo arabo) e Yes Italia (che promuove nel mondo il brand Italia). I giornalisti di “Rai Italia” saranno uniti a quelli di Rai News 24 e Televideo creando «un polo all news» forte di 191 cronisti.
Il piano prevede pure la cessione dell’asset della rete di torri di broadcasting di Rai Way, o almeno per ora di una sua parte. La Rai è proprietaria di 1.515 terreni dove sono piantati i tralicci che, a loro volta, reggono le antenne di trasmissione tv. E’ prevista la «cessione delle sole strutture passive»: terreni e tralicci, appunto. Mentre la tv di Stato resterà titolare delle risorse “intelligenti” (antenne, pianificazione della rete, distribuzione del segnale). Il beneficio netto è stimato in 10 milioni, quello finanziario addirittura in 400-450 milioni. Ma il Piano riconosce che serviranno 16 mesi per arrivare «ad una gara pubblica europea».
I tagli della Lei assestano un duro colpo anche allo sport. Non sarà rinnovato il contratto con la Lega Calcio per il triennio 2012-2015. La Rai si limiterà a comprare, per la Serie A, i diritti delle azioni salienti delle partite. Diritti tv low cost, di quelli che si possono utilizzare a tarda sera: la Domenica Sportiva «dovrà iniziare con 50 minuti di ritardo rispetto all’orario attuale» (mentre saranno rimpiazzati i programmi cardine di RaiDue: Sabato Sprint, Stadio Sprint e 90° minuto). La tv di Stato comprerà ancora i diritti radiofonici (Serie A e Serie B), i diritti tv della B, i diritti tv della A per l’estero. Il risparmio sarà di 21 milioni, in parte reinvestiti nei canali solo sportivi. In questo scenario, sarà affidato a fornitori privati il 70% delle riprese esterne (per lo sport e, in generale, per l`intera programmazione).
Fonte : La Repubblica
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