I primi nove mesi del 2012 si chiudono per la Rai con una perdita di 184,5 milioni di euro, in peggioramento di 218 milioni rispetto allo stesso periodo del 2011. I ricavi sono di circa 2.039 milioni di euro (-137 milioni). Il trend negativo è logicamente causato dalla contrazione del fatturato pubblicitario (559 milioni di euro, -114 milioni) e dai costi dei grandi eventi sportivi (143 milioni per Europei di calcio e Olimpiadi di Londra).
Il deficit di centinaia di milioni di euro è un pesante fardello che Viale Mazzini si trascina da diversi anni. Ma nel 2012 le perdite della tv pubblica superano ogni record. Prima ancora che alla stampa la relazione sui risultati economici della Rai è stata spedita a tutti i dipendenti dal direttore generale, Luigi Gubitosi accompagnata da una sua lettera. In cui si parla di «alcuni esempi di una Rai viva che si sta battendo per tornare a crescere» nonostante gli inevitabili interventi di contenimento dei costi e di una chiusura del 2012 che non sarà certo positiva (-200 milioni). Nella lettera di Gubitosi c’è posto anche per la (vana) speranza, riposta in un «2013 che sarà il primo anno di un piano triennale al termine del quale avremo una Rai risanata e competitiva».
Comunque per ora l’ennesimo piano di risanamento non incide come dovrebbe: 82 milioni di euro risparmiati grazie a operazioni di contenimento della spesa per beni e servizi. Mentre aumenta il costo del lavoro (circa 7 milioni di euro in più) «nonostante la rigorosa politica del turnover e il sostanziale blocco delle politiche retributive » si legge in una nota. E di dipendenti, specie quelli delle sedi estere, già ampiamente ridotte nei servizi e nel personale, si chiede conto in un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Roberto Antonione: quanti sono i corrispondenti? E quanto costano, in tempi di spending review? Degli oltre 10 mila dipendenti di cui 20 sono corrispondenti esteri con incarico biennale e rinnovabile. A rispondere per il governo è Massimo Vari, sottosegretario per lo Sviluppo economico: «In caso di trasferte e missioni spettano (oltre a viaggio, vitto e alloggio) 85 euro al giorno per rimborso spese non documentabili».
Nei due giorni di riunione del cda, racconta Rosaria Talarico de La Stampa, non sono mancati gli scontri, come quello tra il consigliere delegato del Tesoro, Marco Pinto e il presidente dell’azienda, Anna Maria Tarantola, che avrebbe chiesto ai consiglieri di deliberare sul piano fiction 2013 in poco più di dieci minuti. Un tempo troppo esiguo, secondo Pinto, per un piano tanto strategico. La replica della Tarantola è che il documento doveva essere letto ben prima di arrivare in consiglio. Alla fine però non è stato approvato e critiche o proposte potranno essere inviate per e-mail. «Occorre definire al più presto un piano industriale che consenta di mettere i conti dell’azienda in ordine e predisporre un’offerta televisiva che sia segnata da una profonda novità» è l’auspicio del consigliere Rai, Rodolfo De Laurentiis che biasima l’assenza dalle reti del servizio pubblico del confronto fra i candidati del centrosinistra per le primarie: «In questa vicenda ha pesato la mancanza di flessibilità del modello produttivo aziendale».
Visto che i conti della Rai sono in pessima salute, «non si capisce la ragione per cui su alcune questioni, come raccolta pubblicitaria, il nuovo management abbia deciso di mantenere una continuità di fatto con la precedente gestione (quella di Lorenza Lei) – si chiede Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione del Pd – Né si capisce perchè si continuano ad ipotizzare organigrammi e nomine invece di immaginare un piano industriale adeguato ad affrontare la crisi dell’azienda, aggravata dalla crisi del mercato».
Dello stesso parere è Vincenzo Vita, componente Pd in Commissione Vigilanza Rai che aggiunge: «l’allarmante situazione economica in cui versa la Rai pone seri interrogativi tanto sul futuro del servizio pubblico quanto sulle gestioni precedenti; o c’è un eccesso di drammatizzazione oggi, oppure qualcosa non è stato detto dai predecessori. In ogni caso, l’attuale vertice è bene che si occupi di una simile crisi dai risvolti persino inquietanti, smentendo la solita ridda di voci su nomine, promozioni e via dicendo. Un simile andazzo da cortile ha contribuito non poco a mettere in difficoltà la Rai nella sua storia. In questo clima – conclude – è davvero indispensabile cambiare passo e predisporre un adeguato piano industriale per il rilancio dell’azienda».
Fonti: La Stampa | MF-DJ
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