Dopo la prevista vendita di una quota di Rai Way, l’annunciata riforma del canone, e il taglio delle sedi regionali, il governo Renzi punta dritto alla rivoluzione dell’informazione pubblica televisiva.
Il piano di riforme prevede di dimezzare le testate giornalistiche (scrive oggi il Messaggero). Via l’edizione dei Tg di mezza sera, accorpare Rai News 24 e i Tg regionali e via tutte le sovrapposizioni: non sarà più possibile concentrare telecamere e microfoni su un unico evento.
Ci saranno poi meno direttori e meno vice. La digitalizzazione imporrà una nuova organizzazione del lavoro. L’attuale Rai News 24, guidata da Monica Maggioni, farà da fonte primaria di notizie e da centro pulsante dell’informazione Rai, che fornirà notizie al Tg3 e andrà a fondersi con il Tgr, affidata appena un anno fa al direttore Vincenzo Morgante. L’informazione locale verrà ripensata ma resteranno gli switches per le edizioni dei tg locali delle 12 e delle 19.
Il piano per ora è soltanto una bozza, un plico da srotolare che prenderà forma dopo l’estate. Verrà presentato il prossimo 23 luglio in un pre-cda informale cui seguirà il giorno dopo la convocazione ordinaria. Sarà un passaggio importante: senza il semaforo verde dei consiglieri il progetto, destinato a incontrare la resistenza delle redazioni, rischia di restare solo sulla carta.
Al piano lavorano da un mese Nino Rizzo Nervo, presidente del Centro studi di giornalismo televisivo di Perugia, Valerio Fiorespino, direttore delle Risorse Umane e Carlo Nardello, direttore dello Sviluppo strategico. Rizzo Nervo da ex consigliere, ex direttore del Tg3 e della Tgr conosce l’azienda come pochi. Il modello a cui si è ispirato è la riforma che oltre 20 anni portò alla fusione dei Radiogiornali Gr1, Gr2, Gr3. A Fiorespino è stato affidato il compito di scattare la foto dei maggiori broadcaster europei. Nardello, assunto nel 2002, in epoca berlusconiana, quando il dg era Agostino Saccà, sAgostino Saccài è sempre occupato di marketing e palinsesti. E c’è chi dice che qualche consiglio l’avrebbe dato anche Antonio Campo Dall’Orto. Uno dei potenziali successori di Luigi Gubitosi che immagina il servizio pubblico con una unica rete e il resto da destinare al mercato.
Nel piano messo a punto dai tre esperti, il Tg1 conserva il suo carattere istituzionale (potrebbe inglobare Rai Parlamento); il Tg2 la sua vocazione a trattare temi di costume e società; il Tg3 l’informazione politica ed economica, con un’ampia finestra internazionale.
Bisognerà però fare i conti con i sindacati e in primo luogo con l’Usigrai. «Siamo alla terza ipotesi di accorpamento in pochi giorni – commenta il segretario Vittorio Di Trapani – Non inseguo le indiscrezioni, ma mi chiedo: qual è la logica di questa ipotesi, quali saranno i risparmi, qual è il progetto complessivo di rilancio?». L’Usigrai forse non ha più lo stesso peso ma sembra di nuovo pronto a scendere in campo. «Non si può ridurre – conclude Di Trapani – la questione dell’informazione alle sole testate, vogliamo parlare anche delle reti: non accettiamo che si parli di sinergie e poi si continui ad affidare l’approfondimento agli esterni, di solito molto ben pagati».
Fonte: Il Messaggero
Il nuovo digitale terrestre favorisce chi produce e vende i televisori e danneggia gli utenti che dovranno acquistarli. Oppure dovranno acquistare i decoder e pagare i tecnici per sintonizzare i televisori che non ricevono più i programmi. Mi sembra molto ingiusto, in questo momento di crisi economica.