Il Beauty Contest del digitale terrestre rischia lo stop

La probabile uscita di scena del governo Berlusconi potrebbe mettere seriamente a rischio la prosecuzione e la premiazione finale del concorso di bellezza del digitale terrestre, la gara non competitiva che dovrebbe assegnare gratuitamente 6 frequenze alle tv nazionali iscritte alla competizione pubblica.

Lo afferma oggi Andrea Montanari in un articolo sul quotidiano MF – Milano Finanza. Se domenica prossima l’intero esecutivo darà le dimissioni, il rischio è che la procedura del beauty contest della tv finisca in un cassetto, anche perchè sul bando del concorso pendono una “sfilata” di ricorsi.

La crisi di governo, che sta incidendo profondamente sui conti di Mediaset (ieri il titolo ha perso lo 0,54% dopo il tonfo da -12% di mercoledì), potrebbe gravare pesantemente sulla gara che ha alacremente costruito il ministro Romani per assecondare alla luce del sole l’azienda del premier. Il possibile arrivo di Mario Monti come primo ministro di un governo tecnico, che avrà il compito di dissanguare gli italiani, sicuramente non prevede come priorità l’assegnazione dei multiplex della televisione, ma dovrà fare i conti con il debito pubblico e il pareggio di bilancio dello Stato. Va detto, però, che il nuovo esecutivo dovrà anche garantire la continuità amministrativa della gestione, e quindi dare attuazione in qualche modo anche a questa operazione.

MF – Milano Finanza ipotizza che il prossimo governo possa applicare però un’eventuale rinvio del concorso o addirittura una ridefinizione che potrebbe essere un bel danno per i broadcaster nazionali (sopratutto Mediaset, TI Media, Sky e Rai), e impedirebbe quella minima e ristretta apertura del mercato tv per gli operatori nuovi entranti, che a dir la verità sarebbero solo due, Sky e 3 Italia, se non consideriamo l’eliminato DBox, che già operano sul satellite e sulla tv mobile.

La modifica del bando e del disclinare del concorso di bellezza potrebbe concretizzarsi ancor più se prendiamo in considerazione i ricorsi già avviati da ben 4 partecipanti su 10 presso il Tar del Lazio: Tivuitalia (già escluso dalla gara e penalizzato dal Ministero che lo ha declassato come operatore regionale), TI Media, Rai e Sky hanno già presentato le proprie istanze per contestare il beauty contest. Gara che è criticata fortemente anche dalle associazioni delle tv locali come Aeranti-Corallo, FRT, CRTL che richiedono che l’assegnazione dei mux sia a pagamento con una procedura d’asta simile a quella per il 4G, o sia aperta anche alle emittenti regionali. E anche il gruppo Mediapason di Sandro Parenzo (Telelombardia) con altre tv locali hanno pronti numerosi ricorsi da presentare all’Unione Europea contro il concorso di bellezza.

Ma, in caso di stop del beauty contest, il danno più grave potrebbe subirlo proprio Mediaset, l’azienda di Cologno Monzese che da troppi hanni ha goduto dei privilegi della posizione politica di Silvio Berlusconi e del suo infinito conflitto di interessi, che vedrebbe sfumare l’assegnazione di un multiplex di vitale importanza per l’asset della pay-tv Mediaset Premium che ha sempre più bisogno di nuovi canali e maggior disponibilità di banda sul digitale terrestre per competere contro il concorrente diretto del satellite di Sky.

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