Mediobanca: Mediaset e Sky battono la Rai nei bilanci

Mediobanca passa al setaccio i bilanci delle tv italiane, in un’analisi che mette in evidenza come uno dei mercati pubblicitari più ricchi del Paese, non è sufficiente a far chiudere la Rai in utile. Anzi, gli introiti del canone pesano sempre di più sui ricavi della televisione pubblica, che se non troverà il modo di ridurre i costi (e soprattutto il numero dei suoi dipendenti) rischia di aver bisogno di nuove risorse finanziarie.

È il quadro che emerge dallo studio redatto da R&S, l’ufficio studi di Mediobanca. Il 2010 è stato un anno positivo per Mediaset e per Sky, mentre alla festa non ha partecipato la Rai. Se infatti il 2009 era stato un anno di stanca, il bilancio che si è chiuso a dicembre aveva invece dato qualche soddisfazione alle aziende dell’etere nazionale.

Il contributo della raccolta pubblicitaria ai ricavi di Mediaset e Rai è, lo si sapeva, in una fase calante: mentre nel 2006 gli spot rappresentavano il 91% delle entrate del Biscione, nel 2010 erano scesi al 76%, mentre la pay-tv è salita al 11,5% (restando in rosso operativo); per la Rai la percentuale dei ricavi pubblicitari nello stesso periodo è calata dal 40% al 35%, determinata anche dall’aumento degli introiti del canone dal 2006 al 2010. La pubblicità della tv pubblica (gestita da Sipra) vale meno di un terzo di quella di Mediaset: 1.029 milioni lo scorso anno contro i 3.242 milioni di euro di Mediaset. La Rai ha infatti visto calare del 16,5% gli spot, Mediaset “solo” del 4%. E il Biscione è in vantaggio anche nel recupero.

Chi non ha conosciuto crisi è Sky che anche grazie alle entrate della pubblicità (in netta crescita 23,1% nel 2010) ha superato la Rai per giro d’affari (2.972 milioni). Per la tv satellitare di Rupert Murdoch i ricavi della pubblicità comunque non sono la principale fonte di entratre, contribuiscono infatti al 9,2%. Anche Telecom Italia Media ha accresciuto progressivamente la raccolta, pur di piccole dimensioni rispetto ai concorrenti: +32,4% in 5 anni.

Nel comparto della telelvisione dopo un brutto 2009 anche l’occupazione era tornata a crescere: a fine 2010 Mediaset aveva aumentato del 7,7% la sua forza lavoro (a quota 6.285). Ciò nonostante il numero dei dipendenti della tv privata è comunque la metà rispetto alla Rai (11.460, l’1% in più rispetto al 2009) ma quasi il doppio rispetto a Sky (stabili a 3.932). Come sempre il costo medio del dipendente della tv di stato batte tutti (89mila euro all’anno nel 2010), ma non si discosta di molto rispetto agli 86mila del gruppo Mediaset. E’ il numero di dipendenti che pesa, non il loro stipendio, anche perché i ricavi Rai (2,93 miliardi nel 2010) sono un terzo in meno rispetto a Mediaset (4,25 miliardi lo scorso anno). I dipendenti Sky (53mila euro l’anno) guadagnano invece molto meno rispetto alle due rivali, un fattore che a detta degli esperti di R&S probabilmente si giustifica alla luce del fatto che l’età e l’anzianità media, rendono il costo del lavoro più leggero per Sky che a fine 2010 aveva superato il fatturato Rai raggiungendo quota 2,97 miliardi.

Fatto sta che in cinque anni la tv pubblica ha accumulato 261 milioni di perdite: a fine 2006 la tv pubblica aveva un patrimonio di 792 milioni, sceso a 531 milioni nel 2013, un livello che ora non desta particolari preoccupazioni, ma che potrebbe essere un problema in futuro. Stante la crisi e il calo generalizzato della pubblicità accusato da tutti i media, sono in arrivo nuovi anni in rosso (quello 2010 era di 98 milioni) che potrebbero indurre la Rai a dover rafforzare il suo patrimonio.

Infine, la forte crescita di Sky Italia, ha portato il gruppo a vincere l’argento tra le tv europee a pagamento. Con 5 milioni di clienti, Sky arriva dopo i 10 milioni di abbonati dei cugini inglesi di BSkyB (che fa capo sempre al gruppo Murdoch) e agli 11 milioni di clienti della francese Canal Plus. Va detto però che dopo il picco del 2008, anche i margini della tv satellitare iniziano a scricchiolare. A fronte di un fatturato per dipendete in aumento del 6% a 756mila, il valore aggiunto è invece crollato del 18,3% a 96mila. Segno che la concorrenza inizia a mordere anche sulle tv a pagamento, mentre la crescita arriva soprattutto dalla raccolta pubblicitaria. Lo scorso anno Sky si era guadagnata una fetta pari a un decimo della torta di pubblicità sulle tv.

Fonti : Il Sole 24 Ore | La Repubblica

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