L’iniziativa “aperta” del Pd sulle nomine Rai pare stia ottenendo un discreto seguito. Una valanga di curricula per il Cda di viale Mazzini, provenienti dalla società cosiddetta “civile”, stanno arrivando in Commissione di Vigilanza Rai e alla scadenza di lunedì alle 21 potrebbero essere molte centinaia. Da Lorella Zanardo a Daniela Brancati, da Carlo Freccero a Alessandro Pace, da Michele Santoro a Sabino Acquaviva, da Tana de Zulueta a Umberto Croppi fino a Carlo Rienzi, ce ne sono per tutte le età e gli orientamenti. Mai successo a Palazzo San Macuto.
Il Partito Democratico ha aperto (politicamente) le porte (informatiche) alla «società civile» per le autocandidature al consiglio di amministrazione della Rai. Una novità (che puzza nuovamente di fregatura, vedi le fresche e lottizzate nomine Agcom e Garante per la privacy), vista come tale anche negli uffici della commissione bicamerale che via via girano i più o meno corposi curricula ai parlamentari nel circuito intranet. Nessuno però è certo se i cv verranno realmente sottoposti ad una selezione dai componenti della Commissione di Vigilanza. Dal Pd però affermano che la lettura è già in corso.
Il boom è scoppiato dopo la lettera di Bersani alle quattro associazioni, che stanno discutendo e lunedì decideranno una risposta comune. Si fa sempre più netto l’orientamento per non proporre dei nomi ma indicare i criteri di competenza e indipendenza per l’identikit del consiglieri di viale Mazzini. Poco probabile, quindi, anche l’ipotesi che venga presentata una rosa di nomi, anziché la coppia secca chiesta dal segretario Pd, nella quale garantire la presenza delle donne. Proprio le donne di “Se non ora quando” sono propense a non voler fare nomi per lasciare alle istituzioni la responsabilità di una scelta, perché alla Rai sia assegnato il compito di «sostenere la piena cittadinanza delle donne nella vita pubblica e sociale del Paese», e di sostenere la ricchezza dei linguaggi e una “governance paritaria”.
Anche la Federazione della Stampa, (che fa parte del Comitato per la libertà), non farà nomi di possibili candidati; anche Libera sembra orientata così, Libertà e Giustizia non proporrà propri aderenti. E proprio Bersani ieri ribatte il punto: «I partiti devono rifare la governance della Rai» e con le nuove regole «se ci sarà un consiglio d’amministrazione, non è detto che debbano essere proprio i partiti a nominarlo».
Nei giorni precedenti la sua lettera era arrivato in Vigilanza il curriculum di Lorella Zanardo, documentarista che sulla mercificazione dell’immagine della donna in tv, a uso e consumo degli uomini, ha realizzato il video-libro “Il corpo delle donne”, portato da lei stessa in giro per le scuole. E sul nome di Zanardo, che potrebbe riconosciuta dalle associazioni, sta crescendo una campagna di sostegno nei social network, sono tantissimi i rilanci su Facebook, (anche con un vivo dibattito nel profilo di “Se non ora quando”), e su Twitter, con tanto di hastag #zanardoinrai.
Ieri si è candidata anche Daniela Brancati, giornalista, saggista e scrittrice che dal 1994 al ’95 ha diretto il Tg3 ma anche altre testate. Lo ha fatto «per sottrarre la Rai da quella sindrome dell’essere vittima del mercato, e perché sia paritaria, che cambi l’immagine della donna in base alle competenze, e rilanci la cultura, che non è vero che fa perdere ascolti», purché i partiti si impegnino a dare mandato al Cda per un vero cambiamento». Alcune componenti delle associazioni rilanciano Giovanni Valentini, editorialista di Repubblica, e Stefano Quintarelli, esperto informatico e bocconiano, già proposti per l’Agcom. Numerosi curricula in Vigilanza sono nomi Rai, come Giovanna Milella, segretaria generale del Prix Italia; Carlo Freccero, ora direttore di Rai5, che raccoglie molti consensi, Renato Parascandolo, presidente di Raitrade e prima di Rai Educational; Franco Scaglia presidente di Rai Cinema, Massimo Liofredi che da Rai2 è stato spostato a Rai Ragazzi; poi ex consiglieri come Gianpiero Gamaleri e Massimo Pini.
Nomi più politici sono quelli di Tana de Zulueta, ex parlamentare dell’Ulivo e poi dei Verdi, Sergio Bellucci di Rifondazione, lanciato dalla sinistra in Rete, o Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno, o il teorico finiano Alessandro Campi. Di esperti nel settore comunicazione ci sono Roberto Mastroianni e Franco Rositi, sociologo che ha inventato l’Osservatorio di Pavia sul pluralismo in tv. Carlo Rienzi, presidente Adusbef, è invece il paladino dei consumatori. Antonio Di Pietro avverte: «Prima che cambiamo la legge Gasparri è auspicabile che nel Cda ci siano persone competenti e che non rispondano agli interessi di partito».
Dall’altra parte della barricata si vocifera che l’ex ministro della cultura Giancarlo Galan sarebbe compreso nella rosa dei candidati del Pdl. Così come si fanno i nomi di Rubens Esposito, ex capo dell’ufficio legale della Rai, e del solito Antonio Verro, attuale consigliere del Cda , considerato l’ideatore della famigerata legge Gasparri, che difficilmente lascerà la poltrona Rai.
Fonti: L’Unità | AdnKronos | Il Messaggero