Il lungo vertice di governo di giovedì sera ha confermato tutti i sospetti sulla mancata riforma della Rai. Ufficialmente il premier Monti sembrerebbe prendere tempo, ma c’è più di una fonte che suggerisce lo stop delle modifiche di governance della tv pubblica. Le fazioni politiche rimangono distanti. Il no del partito del Pdl è un grosso ostacolo, anche se Alfano ha fatto trapelare delle timide aperture. Per ora forse si potrà procedere alla modifica dei poteri del direttore generale della Rai, senza ricorrere alle leggi votate in Parlamento.
L’ultima carta sarebbe infatti la designazione di una sorta di amministratore delegato dotato di ampie prerogative che sarebbe nominato come “commissario risanatore“, in grado di rimettere a posto i conti della tv pubblica, e che avrebbe il compito contemporaneamente di sottrarre la Rai all’influenza dei partiti. Una figura che però ricorda “tecnicamente” da vicino un certo Mario Monti. Di nomi se ne fanno in continuazione: Piero Angela (che ha detto no grazie), Giulio Anselmi e Claudio Cappon per la nuova presidenza, e Enrico Bondi (ex Parmalat), Rocco Sabelli (ex Alitalia), Mario Resca (ex McDonald), Giancarlo Leone e addirittura Umberto Eco per il dg.
Le indiscrezioni giornalistiche riportano i primi elementi presentati da Monti sulla discussione Rai che avrà luogo in una prossima riunione: la mediazione “tecnica” lascerebbe quindi intatta la legge Gasparri (venendo incontro al Pdl), e allargherebbe il ruolo del dg (sotto nomina dei Consiglieri) senza arrivare a un vero commissariamento (accontentando almeno in parte il Pd). Ma l’ipotesi di Monti avrebbe registrato una certa freddezza del ministro Corrado Passera.
Enzo Carra (Udc), segretario della commissione di Vigilanza sulla tv pubblica, replica che l’ipotesi di un commissariamento della Rai «non va affatto tralasciata» perché è invece «la via obbligata per evitare lo stallo». Per Carra, infatti, «cambiare i criteri per le nomine del consiglio, come dice Bersani, oggi è una chimera». Forse, aggiunge, «con la maggioranza alla Camera si riuscirebbe anche, ma mettendo in gravissima difficoltà il governo Monti» e «non si può insistere su qualcosa senza ottenere nulla o perdendo tempo. In politica c’é l’esercizio dell’umiltà oltre che quello dei principi». Dall’altra parte, però, anche l’orientamento del Pdl «non é percorribile» perché procedere alla nomina secondo la legge Gasparri «anche senza il Pd» potrebbe avere i numeri ma «creerebbe un vulnus inaccettabile al principio di un servizio pubblico minimamente obiettivo, soprattutto in vista delle elezioni politiche del 2013».
Fonti: Il Corriere della Sera | Il Sole 24 Ore | La Repubblica
Che Monti facesse orecchie da mercante sulla Rai si era capito.. ad ogni modo, ben venga anche un eventuale commissariamento, se può servire a ripulire la nostra tv pubblica dalla nefanda presenza dei partiti.