Asta Frequenze: salta la gara da 1,2 mld

L’asta per le frequenze tv, creata dal ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, in sostituzione del famigerato Beauty Contest, non si farà. Almeno in questa morente legislatura. E si teme anche per la prossima, dopo le elezioni di febbraio.

La gara per i multiplex, imposta dalla Commissione europea per chiudere una procedura di infrazione alle regole sulla concorrenza e aprire il mercato tv italiano (monopolizzato da Rai e Mediaset), ha incontrato ogni giorno nuovi e troppi ostacoli, in parte ereditati dal passato, in parte sottovalutati, in parte (c’è chi azzarda) voluti dal governo Monti.

L’ultimo impedimento, scrive Aldo Fontanarosa su La Repubblica, coinvolge tre editori (Rai, Mediaset e Telecom), addirittura due Stati esteri, e ha già mosso i primi avvocati. Siamo in Croazia. Nel passaggio al digitale terrestre, la Rai riceve (dal Ministero) delle frequenze per servire le nostre regioni adriatiche. Ma una volta accesi i ripetitori, il segnale “invade” il territorio croato, del Montenegro e quando va male della Slovenia. Viale Mazzini non ci sta e contesta l’inadeguatezza delle frequenze davanti ai giudici del Tar, che le danno ragione. L’assegnazione di questi “binari” del segnale è sospesa, in attesa di vederci chiaro nelle successive fasi del processo.

Nel suo ricorso, la Rai fa una mossa precisa. Chiede nuove frequenze, di quelle che non interferiscano con le emittenti dei Paesi vicini. E le frequenze, dice Viale Mazzini, vanno pescate nel paniere che Passera spera ancora di mettere all’asta (in cambio di un incasso di 1,2 miliardi, stima Mediobanca).

Anche Mediaset riceve delle frequenze e Telecom Italia delle altre per lanciare il digitale terrestre in Sicilia (sui canali 38, 56, 60 UHF). Il risultato? Noiose, continue interferenze investono i canali della vicina Malta che batte i pugni in tre sedi: davanti all’Rspg (braccio tecnico della Commissione Ue a Bruxelles); all’Unione internazionale delle tlc (l’Itu); ed ora davanti al nostro Garante per le Comunicazioni (l’Agcom). Prima di scrivere le regole generali dell’asta – che metterebbe in palio sei mux nazionali – il nostro Garante ha aperto le porte a chiunque volesse dire la sua sul tema (in una consultazione pubblica). E nella sorpresa generale hanno depositato un dettagliato dossier – carico di contestazioni – Malta appunto e la stessa Croazia.

La posizione di Mediaset e Telecom Italia? Come quella della Rai. I due gruppi tv sono disponibili a spegnere i ripetitori che tolgono il sonno ai maltesi. Chiedono però che il Garante e il governo assegnino loro frequenze migliori, coordinate sul piano internazionale, incapaci di invadere territori stranieri. Frequenze da pescare nel bouquet che il governo non riuscirà a mettere all’asta prima delle Politiche di febbraio.

Il caos europeo dei ripetitori non è imputabile a Monti o al ministro Passera. E’ semmai un “regalo” del governo Berlusconi. Ma la situazione, ad oggi, non è stata risolta. Al punto che alcuni membri del nostro Garante vorrebbero fermare il treno dell’asta delle frequenze – con buona pace del Ministero e dei suoi impegni – e varare un nuovo “piano regolatore” per sanare l’emergenza. Se questa linea avesse la meglio, l’asta verrebbe celebrata, certo. Ma in modo più ordinato e credibile, nella nuova legislatura, con un nuovo governo.

Al Ministero dello Sviluppo economico, sdrammatizzano il problema. Le richieste di Rai, Mediaset e Telecom Italia – che reclamano frequenze prive di interferenze – non saranno accolte. E’ questa la promessa solenne. Soprattutto non sarà intaccato il patrimonio di canali che deve andare all’asta. Se un ripetitore a Ragusa o Caltanissetta “spara” troppo forte al punto da portare un canale televisivo fino alle coste di Malta, la sua potenza potrà sempre essere regolata verso il basso. E in ogni caso i grandi editori del Paese dispongono di così tante antenne da poter risolvere ogni questione.

Il dicastero dello Sviluppo economico fa anche presente che – delle sei reti nazionali destinate all’asta – tre hanno un diritto d’uso ventennale e sono ad uso prettamente televisivo. Le tre reti non potranno raggiungere l’intera popolazione italiana. Ma questo limite è imputabile proprio al fatto che le frequenze dell’asta sono “pulite” e non produrranno altre interferenze con Stati esteri. Almeno loro…

Fonte: La Repubblica

One thought on “Asta Frequenze: salta la gara da 1,2 mld

  1. Ero dipendente Mediaset, il processo di esternalizzazione/spin off/trasferimenti è iniziato alla fine degli anni 90, da allora centinaia di dipendenti ex colleghi, uno dopo l’altro sono stati messi in condizione di andarsene in modo frammentato e silenzioso, oggi c’è una accelerazione del fenomeno e la cosa appare più evidente.
    Non centrano assolutamente le cause economiche e nemmeno la crisi, nel 1980 le difficoltà erano ben maggiori rispetto alla posizione dominante odierna del Gruppo e la strada era tutta in salita. Il cambio di gestione da padre a figli ha profondamente modificato la natura dei rapporti interni al gruppo, infatti una delle caratteristiche vincenti di fininest/mediaset stava nell’intenso affiatamento interpersonale con conseguente compattezza dei collaboratori. Oggi assistiamo ad una normalissima gestione simile a centinaia di aziende non a caso in difficoltà, questa normalizzazione e superficiale gestione del personale ha leso il rapporto di fiducia interno diminuendo la capacità operativa per affrontare le difficoltà del mercato. Se rivedete la storia della caduta dell’impero romano troverete moltissime similitudini con quanto oggi accade in Mediaset. Purtroppo la crisi del gruppo è segnata nelle scelte di chi gestisce.

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