Numerazione LCN: vince l’Agcom (per ora)

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L’infinita telenovela sulla numerazione LCN del digitale terrestre ha avuto un altro colpo di scena. La Cassazione ha dato all’Agcom la rivincita che sperava sul Consiglio di Stato.

I giudici della suprema corte hanno infatti accolto il ricorso dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (uno analogo era di TI Media) e cassato senza rinvio la sentenza 6021/2013, quella con cui il Consiglio aveva annullato in parte il secondo piano LCN, fatto nel 2013, e nominato un commissario ad acta (Marina Ruggieri) per correggerlo. Era stato un doppio schiaffo per l’Autorità guidata da Angelo Marcello Cardani che prima, in seguito a un ricorso di Telenorba, si era vista parzialmente annullare il primo piano del 2010, reo di aver assegnato alle tv nazionali generaliste il 7, 8 e 9 del telecomando anziché alle locali, e successivamente aveva subito la stessa sorte anche sul secondo piano, con cui aveva confermato quanto già deciso in precedenza pur avendo rifatto l’indagine sulle preferenze dei consumatori.

L’Agcom, infatti, non era tornata sui suoi passi, spiegando che il contesto tecnico e di mercato con il passaggio al digitale era ormai cambiato. Il risultato, con la nuova sentenza, è che potrebbe entrare in vigore proprio lo schema di ordinamento automatico dei canali del digitale terrestre deciso con la delibera 237/2013 di fatto mai utilizzato e in parte annullato dal Consiglio con la sentenza cassata. Potrebbe perché finora è stato prorogato l’ordinamento precedente, ma a questo punto non è detto che il Ministero per lo sviluppo economico non prepari un provvedimento legislativo che regolamenti la questione, sottraendola ai numerosi ricorsi amministrativi con cui è stata bersagliata in questi anni e dando certezza agli operatori (e a chi ha investito nella numerazione magari acquistandola).

Con l’entrata in vigore del nuovo piano, infatti, ci dovrà essere una riassegnazione delle posizioni sul telecomando e non è detto che per qualcuno non sorgano problemi. Da attendere, inoltre, il prossimo consiglio dell’Agcom in cui si discuterà il da farsi una volta preso atto della sentenza. Il piano del 2013, in ogni caso, non sconvolge quello precedente, dal momento che le tre posizioni oggetto del contendere, 7 ma soprattutto 8 e 9, restano alle generaliste nazionali.

Si allarga però lo spazio dedicato alle reti tematiche nel primo arco, ovvero fra i primi 100: oggi si trovano fra il numero 21 e il 70, domani potrebbero essere fra il 21 e il 96, sempre in blocchi di semigeneraliste, bambini, informazione, cultura, sport, musica e televendite. Parallelamente si ridurranno i numeri destinati alle tv locali sempre fra i primi 100, anche se restano quelli dal 10 al 19 e si aggiungono altre numerazioni in posizioni avanzate.

Tornando alla sentenza della Cassazione (1836/16), secondo i giudici non c’erano i presupposti per un giudizio di ottemperanza (un giudizio con cui si stabilisce che non è stata rispettata una precedente sentenza), quello della 6021/2013. Il Consiglio di stato, infatti, aveva bocciato il secondo piano con il quale l’Agcom dava ancora una volta l’8 e il 9 alle nazionali spiegando che l’Autorità avrebbe dovuto decidere «ora per allora», facendo una valutazione su quelle che erano le abitudini dei telespettatori prima del passaggio al digitale, quando era più probabile che avessero le locali a questi numeri. Ma la Cassazione parla di «materiale impossibilità di esercitare un potere di indagine retroattivo », «non essendo più replicabile, nemmeno fittiziamente o figurativamente, la situazione cui la sentenza oggi impugnata mostra di fare riferimento» per arrivare alla conclusione della necessità di un commissario ad acta.

Restava comunque salva in tutto ciò la possibilità per Telenorba di richiedere un risarcimento del danno. Il commissario ad acta, insomma non serviva, anche se le conclusioni a cui è arrivato con la sua ultima relazione (ancora il Consiglio deve pronunciarsi definitivamente su questo) erano a favore dell’attribuzione dell’8 e 9 alle nazionali (seppure dopo un percorso assai tortuoso).

Fonte: ItaliaOggi

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