Niente da fare, La7 non si riesce proprio a vendere. Nonostante le attese della cessione di TI Media entro la fine del 2012, Telecom Italia non è ancora riuscita a liberarsi delle tv e dei multiplex della sua controllata, e non è chiaro se la causa sia legata all’oggetto della vendita o di altra natura. Le trattative si sono certo rivelate più complesse del previsto, e non è facile ottenere rilanci di prezzo per una società che è in chiara fase di perdita (-54 milioni nel 2012).
Ma il ritardo potrebbe dipendere da altre considerazioni. Secondo un articolo apparso oggi su Il Sole 24 Ore firmato Contrarian, in campagna elettorale, anche un’audience relativamente ridotta come quella di La7, può fare comodo e il Tg di Enrico Mentana, autorevole e indipendente, può influire anche con pochi punti di share. Il contesto conferma che il valore di TI Media ruota soprattutto intorno alla rete La7, che è però legata da un contratto in esclusiva con il gruppo di Urbano Cairo per la raccolta pubblicitaria sino al 2019. I potenziali acquirenti e la stessa TI Media, nel corso della due diligence, hanno cercato (senza successo) una via legale per liberarsi da questo legame, che prevede un minimo garantito da 126 milioni di euro, negoziato quando La7 non aveva raggiunto l’attuale successo e oggi, pertanto, favorevole per Cairo Communication. Il prezzo delle azioni del gruppo dell’editore torinese è sceso nell’ultimo anno (oltre il 30%, da 3,7 a 2,5 euro), causa anche le incertezze sulla gara per TI Media, a cui lo stesso patron del Torino Fc. ha partecipato, forse più per dovere di firma che altro.
Il titolo è però giudicato attraente da diversi broker, con valutazioni particolarmente convenienti. La capitalizzazione in borsa di Cairo Communication è di circa 190 milioni, ma tolta la cassa, positiva per 60 milioni, l’Enterprise Value di 130 milioni equivale a meno di quattro volte l’ebitda (margine operativo lordo) atteso per il 2012. E nonostante il mercato resti difficile, la redditività di Cairo spicca positivamente tra le aziende italiane del settore. Attenzione: circa il 50% del fatturato e una quota rilevante dell’ebitda dipendono proprio dalla raccolta pubblicitaria di La7.
Ma questo non fa altro che confermare che, chi volesse acquistare TI Media, dovrebbe mettere in conto almeno altri 100-150 milioni per riacquistare piena libertà sulla gestione del business tv, ammesso di volere sciogliere i legami con Cairo. Se quest’ultimo accettasse una transazione, si potrebbe trovare con il restante 50% del fatturato (altra raccolta pubblicitaria tv e magazine) e una redditività ridotta, ma anche con circa 200 milioni di liquidità. La capitalizzazione di borsa sarebbe quindi inferiore alla sola cassa disponibile e questo spiega perchè il titolo appaia sottovalutato. E in chiave strategica, con 200 milioni in mano, nel debole mercato dei media e dell’editoria italiana oggi si possono fare tante cose. Il 100% del gruppo Espresso vale in borsa 350 milioni, l’intera Mondadori 280 milioni, Caltagirone Editore 100 milioni. Urbano Cairo è del mestiere e poco interessato a investimenti finanziari come mettere soldi in Rcs. Ma chissà se potrà resistere alla tentazione di crescere, anche a costo del sacrificio dell’oggetto più pregiato del suo gruppo.
Fonte: ItaliaOggi | Il Sole 24 Ore