La tribolata gara per la vendita di Telecom Italia Media pare ripartire da zero. Con i due concorrenti sopravvissuti pronti a darsi battaglia.
Giovedì 31 gennaio sarebbero dovuti scadere i nuovi termini per presentare le offerte vincolanti, ovvero le stesse che dovevano arrivare sul tavolo del capogruppo Telecom entro il 6 dicembre. Solo che entrambi i pretendenti in gara, il fondo di private equity Clessidra guidato da Claudio Sposito e la Cairo Communications di Urbano Cairo, per motivi diversi, avrebbero preso ancora tempo. La prossima scadenza slitta quindi al 7 febbraio, data in cui sono convocati sia il consiglio di TI Media per i risultati preliminari 2012 sia il cda Telecom che oltre al bilancio, dovrà approvare il nuovo piano industriale ed esaminare le offerte per il gruppo delle tv.
Originariamente il consiglio di TI Media era in agenda per il 5 febbraio, solo che a seconda dell’esito della gara e se si sceglierà di vedere tutta la società a Clessidra o solo La7 a Cairo, cambieranno anche le scelte da operare nel gruppo, che a causa del rosso 2012, avrà bisogno di essere ricapitalizzato.
Clessidra, dopo aver investito tempo e risorse in questa gara, avrebbe deciso (secondo La Repubblica) di rivedere al rialzo la sua proposta, novità che ha fatto balzare le azioni di TI Media in rialzo del 5,9% a 0,16 euro. Fonti vicine al gruppo di private equity sostengono però che si tratterebbe di modifiche più inerenti alle modalità dell’esecuzione dell’operazione, più che dei termini dell’offerta economica tout-court.
Cairo, invece, da una parte starebbe studiando palinsesti e possibili sinergie con i suoi magazine, dall’altra starebbe negoziando con Telecom (attraverso l’advisor Mediobanca) alcuni dettagli, tra cui una revisione del contratto di affitto dei multiplex digitali (che resterebbero proprietà di TI Media), piuttosto che futuri contratti pubblicitari con Telecom a favore della sua concessionaria.
C’è inoltre da sbrogliare la dura controversia legale con La7 sul contratto della raccolta pubblicitaria, che rischia (secondo Carlo Tecce e Giorgio Meletti del Fatto Quotidiano) di fare arenare la compravendita. TI Media ha infatti depositato una richiesta di risarcimento (e anche di risoluzione del contratto) proprio contro il presidente del Torino, che raccoglie la pubblicità grazie al contratto capestro sino al 2019, accusandolo di aver sottratto ricavi all’emittente televisiva per girarli ai settimanali che lavorano con la Cairo Communication.
Inoltre tra Bernabè e Mediobanca – che non è solo il più influente azionista di Telecom ma anche l’advisor incaricato di vendere la tv – si sta giocando un silenzioso braccio di ferro. Anche se La7, che è strutturalmente in perdita, passarebbe di mano a prezzo zero, caricata di 42 milioni di debiti, ma con una dote finanziaria di 200 milioni di euro, e anche se Mediobanca farebbe pressioni per chiudere velocemente la trattativa, l’offerta di Cairo non sembra essere ancora sufficiente per Telecom.
Dato che i due concorrenti scopriranno i termini delle offerte vincolanti solo all’ultimo, c’è in rischio che il consiglio Telecom del 7 febbraio non sia in grado di dare una risposta definitiva e prenda ancora tempo per decidere sul da farsi. Al di là dei dettagli economici, le opinioni su cosa fare di TI Media all’interno di Telecom sono divise: una parte del gruppo ritiene che i multiplex digitali siano un asset importante (anche in vista di una possibile conversione delle frequenze in banda telefonica) e preferirebbe cedere solo l’attività televisiva a Cairo, un’altra parte del cda ritiene invece che in un contesto economico difficile come quello attuale, sia meglio vendere in blocco a Clessidra senza investire ancora tempo e risorse in TI Media.
Fonti: La Repubblica | Il Fatto Quotidiano