Roma – Il «concorso di bellezza» va annullato. Lo richiedono in parecchi. «Guarderò il dossier con grandissima attenzione» risponde Corrado Passera. Non si tratta di miss ma di frequenze televisive. Assegnate con il meccanismo del beauty contest, che andrà ad regalare 6 multiplex all’operatore tv nazionale che meglio risponde a certi parametri richiesti dal Ministero dello sviluppo, che sembrano cuciti perfettamente per la tv pubblica e per una certa azienda con sede a Cologno Monzese. E nelle casse dello Stato non entrerebbe un euro.
Secondo i calcoli di alcuni esperti, 1 megahertz di banda tv avrebbe un valore intorno ai 50 milioni. Contrario a questa forma di omaggio ai colossi della tv, Walter Veltroni e Anna Finocchiaro si appellano al governo Monti perché «sia indetta una nuova asta, senza regalare nulla a Rai e Mediaset». E perché in un momento in cui ai cittadini vengono chiesti sacrifici «le risorse così ottenute siano utilizzate per fronteggiare la correzione della deindicizzazione delle pensioni».
Ancora più duro è Antonio Di Pietro che, qualora ci fosse, è pronto a negare la fiducia sulla manovra «se in Parlamento non si potranno introdurre tagli alle spese militari e la vendita all’asta delle frequenze tv sul digitale». Il leader dell’Italia dei Valori è convinto che «i soldi si possono trovare senza far piangere i pensionati e tanti altri italiani in grande difficoltà. In Germania l’asta ha portato allo Stato 4,4 miliardi di euro, negli Usa 20 miliardi di dollari».
L’ex ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni (Pd) informa che «nessun ostacolo giuridico impedisce al governo di azzerare il beauty contest con il quale delle frequenze tv dal valore miliardario verrebbero regalate ai soliti noti». A suo avviso poi la scelta di questo tipo di asta «non sarebbe in grado di chiudere la procedura di infrazione europea, al momento congelata». Anche l’ufficio di presidenza di Fli indica la vendita delle frequenze come una delle misure che possono migliorare la manovra. E non manca l’intervento della FNSI, la Federazione nazionale della stampa, che dice: «Al governo si chiede di avere il coraggio e la saggezza per cancellare i regali sulle frequenze tv facendone pagare il giusto valore in un’asta veramente aperta».
La commissione che deciderà, nominata appena un mese fa (composta da Giorgio d’Amato, Vincenzo Franceschelli e Francesco Troisi), a quanto pare non prevede però alcuno stop o ritardo. La scelta dovrebbe essere formalizzata entro la fine dell’anno. E questo nonostante le emittenti locali abbiano presentato ricorso al Tribunale amministrativo. E nonostante il clamoroso ritiro di Sky, in polemica con il duopolio Rai-Mediaset, e i ricorsi avviati da Tivuitalia (escluso dalla gara), da TI Media e Rai.
«Caro Monti, non ci deluda, promuova un’asta regolare per assegnare le frequenze, usi quei soldi per le fasce più deboli, non si fermi anche lei di fronte ai santuari della conservazione e del conflitto di interessi», si legge sul sito dell’associazione Articolo 21. È troppo tardi per ripensare il beauty contest, aveva spiegato, pochi giorni fa, il presidente dell’authority Agcom, Corrado Calabrò: «Oggi che con la crisi si raschia il barile, viene più di un dubbio pensando che stiamo dando gratuitamente le frequenze, anche se questo avviene in tutta Europa. Tuttavia il bando è ben avviato e poi l’Italia rischierebbe un’altra procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea».
In serata, a Porta a Porta, il ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera promette «grandissima attenzione»: «Non ho ancora avuto tempo di guardare il dossier. In una settimana non c’è stato tempo». In gara restano Prima Tv, Canale Italia (per i lotti A2 e A3), Telecom Italia Media Broadcasting (per i lotti B1, B2 e C1), Elettronica Industriale (per i lotti B1 e B2), Europa Way (per il lotto A1), Elettronica Industriale (per il lotto A2) e la Rai (per i lotti B1 e B2).
Fonti: il Corriere della Sera | la Repubblica