La Rai ha sicuramente bisogno di una riforma, di governance e soprattutto di nuova indipendenza. E tra i tentennamenti del governo Monti e le resistenze ad oltranza di Berlusconi (fresco di prescrizione) e del Pdl, arriva direttamente dall’Europa (lo stesso luogo da dove è sbucato Mario Monti) la proposta del classico terzo incomodo. L’Ocse, il centro internazionale di studi economici di Parigi , ha infatti suggerito in modo “disinteressato” all’Italia di privatizzare i suoi beni pubblici compresa la televisione di Stato.
Il ministero per lo Sviluppo economico però esclude che un pezzo della Rai sarà messo in vendita. Anche se l’asset delle torri tv Rai Way, secondo il piano industriale del dg Lorenza Lei, potrebbe già essere ceduto ai privati. Ma nei piani dell’esecutivo “tecnico” non c’è spazio sicuramente per riforme strutturali o innovazioni profonde, pena la sua inevitabile caduta politica. Stralciata l’idea di un decreto ad hoc, il governo del professore tenterà solamente di smorzare le logiche di maggioranza della tv pubblica e le spartizioni politiche in seno ai Cda di viale Mazzini, figlie della famigerata legge Gasparri. Una legge che dona al Parlamento il potere di nomina di ben 7 consiglieri Rai, e che nel frattempo ha messo in fila una nutrita collezione di sanzioni della Commission europea, ma che Pd e Idv vorrebbero cancellare definitivamente.
lLa data cruciale (ma forse no) è tra appena 33 giorni, il 28 marzo, quando finirà il mandato dell’attuale Cda. Si dice che Monti vorrebbe un Consiglio di amministrazione ridotto a cinque o quattro componenti con due consiglieri (uno è il presidente) indicati dall’azionista di maggioranza, il ministero del Tesoro, cioè dal medesimo professore. E si vocifera che si potrebbero dare più poteri al direttore generale (Francesco Caio tra i candidati), più deleghe per i contratti esterni e il prodotto editoriale, che si spera possa essere migliore qualitativamente di quello attuale. Secondo Carlo Tecce del Fatto Quotidiano, il destino di Lorenza Lei appare segnato, tra i berlusconiani i suoi sostenitori sono scomparsi tranne l’ex ministro Paolo Romani. Il Cavaliere ha strappato a Monti soltanto un “diritto di voto” per la nomina del prossimo dg, ma il Pdl teme che la Lega rivendichi la presidenza essendo all’opposizione in Parlamento.
Fonte : il Fatto Quotidiano
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