Nel concorso di bellezza per i mux del digitale terrestre spunta la grana DVB-H

Da un articolo di Stefano Carli del 06/12/2010 su La Repubblica Affari&Finanza:

Ricordate il DVB-H? La tv sui cellulari doveva essere una delle applicazioni chiave della convergenza tra tv e telefoni. E’ stato invece più di un mezzo flop. E ora ci sono un po’ di frequenze pregiate “bloccate” su quella tecnologia e che rischiano di costituire un altro stop al beauty contest che assegnerà a Mediaset e Rai il sesto multiplex, a Telecom il quarto e a Sky il primo. E soprattutto che deve essere svolto, e pure in fretta, per chiudere una volta per tutte la minaccia di procedura di infrazione da parte di Bruxelles che pende sull’Italia grazie alla legge Gasparri.

Insomma, se non fosse per questa faccenda del DVB-H tutto sarebbe pronto. Anzi, Mediaset, Rai e Telecom sono già all’opera sulle frequenze che saranno loro assegnate «dopo» la gara. Tutti e tre? Sì, tutti e tre.

Un mese fa ci fu polemica perché Mediaset aveva ottenuto dal ministero in via sperimentale la frequenza 58. Era proprio la frequenza che aveva ceduto nella fase di digitalizzazione, assieme a una di Rai e una di Telecom per portare a 5 il dividendo interno così come chiesto dall’Ue. Alle polemiche Paolo Romani, allora ancora solo viceministro delle Comunicazioni aveva risposto: «L’hanno chiesta, possono farlo anche gli altri». E gli altri, ossia Rai e Telecom, l’hanno preso in parola e hanno chiesto e ottenuto anch’essi le loro frequenze. La Rai la 55 e spezzoni di 24 e 25. Telecom la 54. E qui iniziano i problemi.

Si è sempre detto, per sintetizzare, che il beauty contest assegnerà 5 frequenze per altrettanti Mux (multiplex) digitali. La gara «non competitiva» è divisa in due. Un blocco da tre frequenze dove non potranno partecipare Mediaset, Rai e Telecom e da cui uscirà sicuramente vincitore Sky più altri due candidati, di cui ancora non si sa nulla. Un secondo blocco da due a cui potrà candidarsi chiunque, ma che è chiaramente appannaggio di due tra Mediaset, Rai e Telecom. Questo non vuol dire però che uno dei tre resterà fuori. Perché c’è una sesta frequenza da assegnare: ed è quella riservata al DVB-H.

Una delle ragioni per cui Bruxelles ha covato così a lungo la delibera Agcom di settembre che apriva la procedura di gara è che su tutta l’operazione pende un ricorso di Telecom Italia Media contro la sua classificazione come operatore «incumbent» alla pari di Mediaset e Rai. E’ quella classificazione che costringe la tv di Bernabè a spartirsi due canali in concorrenza con le stesse Mediaset e Rai e a rischiare quindi di restare fuori.

La quadratura del cerchio è stata trovata nel DVB-H. Telecom non parteciperà al lotto dei due canali ma a quello per la sesta frequenza. E’ su questa base che il ministero le ha riconosciuto «a titolo sperimentale» l’uso della frequenza 54, la stessa appunto riservata al DVB-H. E Telecom questa frequenza la sta già usando. Ma non per fare DVB-H, bensì per il suo canale in 3D dove già trasmette le partite della nazionale italiana di rugby. Ma potrebbe anche pensare a mettere in 3D altri sport spettacolare di cui ha i diritti, come la Superbike, o, se li riprenderà, la prossima Coppa America di vela: contenuti dove l’effetto spettacolare del 3D verrebbe sfruttato al meglio. Tutto a posto, allora?

No, perché la delibera Agcom mette un paletto ben preciso. La sesta frequenza viene assegnata per il DVB-H o, in alternativa, per l’utilizzo di nuove tecnologie come il DVB-T2. E’ il digitale di nuova generazione. O meglio: nuova in Italia, perché in Gran Bretagna il passaggio al digitale è già avvenuto in DVB-T2, o T2 per brevità. Ma in Italia tutti i decoder e i televisori sono in T1. Il T2 è il futuro, perché è uno standard che in pratica raddoppia i canali trasportabili su una singola frequenza. Oggi sono 4/5, con il T2 si arriverà a 8. Ma in Italia non c’è. E soprattutto, anche i nuovi televisori 3D non sono in T2: la Samsung non ne prevede l’arrivo da noi prima di tre anni. La Rai otterrà la sua frequenza del beauty contest per fare appunto dei test in T2 (anche se Viale Mazzini ha problemi di copertura e già ora non usa una singola frequenza, come dovrebbe, ma «spezzoni», come quelli sui quali farà i suoi test sperimentali).

Stando così le cose per Telecom quella frequenza diventa dunque inutilizzabile. E dovrà quindi interrompere le sue trasmissioni in 3D.

E’ vero che di televisori 3D non ce ne saranno al momento in giro più di qualche decina di migliaia, ma il fenomeno è in crescita. La grande distribuzione, le catene come MediaWorld, Unieuro, Trony ci puntano molto per sostenere le vendite ora che gli acquisti guidati dalla transizione dall’analogico al digitale si stanno concludendo. L’iniziativa di Telecom e le trasmissioni di La7 in 3D vanno in questa direzione. Ma ora tutto rischia di fermarsi.

Sarebbe possibile modificare la delibera Agcom? Forse sì, ma non in questa fase, prima della gara. Anche se questo pone un nuovo problema. Perché non è solo Telecom che ha interesse a modificare «il titolo d’uso tecnologico» delle frequenze. A far sparire il DVB-H dal panorama dell’etere (fatta salva H3G che possiede una frequenze DVB-H e ha ancora il servizio attivo) è infatti anche Mediaset.

Mediaset ha infatti oggi 5 multiplex, ma uno è in DVB-H. Fino a una settimana fa trasmetteva i canali tv per cellulari di Tim, ossia Telecom, e Vodafone. Ma Tim ha appena fatto in via semiufficiale sapere di aver sospeso il servizio: cioè, lo ha sospeso e basta. E Vodafone starebbe per fare altrettanto. A marzo 2011 scade il contratto con Mediaset, e Paolo Bertoluzzo potrebbe non avere alcuna intenzione di rinnovarlo. Tra tre mesi Mediaset si troverebbe così con un canale vuoto ma inutilizzabile, mentre la sua fame di frequenze è in crescita. Ha appena lanciato un nuovo canale in chiaro, Extra, e sta per lanciare l’All News. Facendo zapping tra i canali delle zone già tutte digitali si vede già un monoscopio con scritto Mediaset Tg: a giorni inizierà a trasmettere i tg dei vari canali e altri programmi di news presi dalle reti ammiraglie, ma presto dovrebbe diventare un canale di notizie anche con una sua programmazione autonoma. O il canale di notizie unico delle reti del Biscione, come da un po’ di tempo si vocifera (tanto che è stato anche all’origine del primo sciopero della storia dei tg Mediaset, lo scorso gennaio).

Ora il Ministero delle Comunicazioni è al lavoro per stendere il disciplinare definitivo di gara. Ma la cosa non sarà ancora finita lì. Anche questo testo dovrà andare a Bruxelles a ottenere il via libera. Dovrà camminare lungo un sentiero strettissimo per riuscire a mantenere una porta aperta alle esigenze di Telecom ma senza aprire due nuove falle. La prima è che non deve costituire un appiglio alle richieste di Mediaset, che prima o poi arriveranno, per cambiare il titolo d’uso del suo canale DVB-H.

Mediaset non può detenere più di 5 multiplex per canali «normali» a beauty contest effettuato: il sesto lo può mantenere solo perché si è deciso che un canale DVB-H per cellulari non rientrasse nel computo. Ma se quel canale anziché ai cellulari dovesse essere destinato alla visione su un normale televisore le cose cambiano e di parecchio.

La seconda falla è che tutta l’operazione del dividendo interno doveva servire a far vedere a Bruxelles come si levasse spazio agli operatori dominanti (Mediaset, Rai e Telecom che hanno rinunciato a una frequenza ciascuno) in favore dei nuovi entranti. Ma se alla fine di tutto i tre incumbent si riprendono i loro canali, ai commissari Ue, Almunia e Kroes in testa, la cosa potrebbe non piacere. E’ un fattore di incertezza che non aiuta l’affacciarsi sul mercato italiano di nuovi soggetti. Non a caso per ora, quanto ai possibili candidati ai due canali residui, non circolano nomi precisi e si vocifera solo di qualche fondo.

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