Digitale terrestre: la guerra della Tv Locali contro il governo

Le tv locali hanno dichiarato guerra al governo. Ma la guerra deve ancora cominciare. A pochi giorni dal termine dei lavori dello switch-off del digitale terrestre nel nord Italia, dopo mesi di proteste e minacce di ricorsi al Tar del Lazio,  è avvenuta l’inevitabile rottura tra le emittenti locali e i consorzi dei grandi network nazionali, con la sortita improvvisa di FRT e Aeranti-Corallo dal cda di DGTVi.

Un contrasto insanabile forse che ha origini nelle disposizioni governative e ministeriali del passaggio alla tv digitale terrestre, che paiono pensate per tutelare solo ed esclusivamente le tv nazionali, progettate per rafforzare il monopolio televisivo italiano,  e che mirano a cancellare la realtà locale del mercato tv.

La protesta delle tv locali rivendica semplicemente il diritto di sopravvivenza delle aziende televisive regionali che, come afferma Maurizio Giunco presidente della Federazione Radio Tv in un articolo di MF – Milano Finanza, temono di sparire quando verrà ultimato lo switch-off dal segnale analogico a quello digitale su tutto il territorio nazionale. «Fino a oggi pensavamo che la legge Gasparri (del 2004) avesse effettivamente contribuito ad ampliare il pluralismo e la liberalizzazione dell’etere» – dice Giunco – «ma da un pò di tempo il clima è cambiato e con la Legge di Stabilità il governo ha deciso che le tv locali non potranno piu’ ospitare fornitori di contenuti nazionali, mentre allo stesso tempo verranno costrette a cedere frequenze per permettere al governo di indire la gara tra gli operatori telefonici».

Infatti le disposizioni del comma 10 della legge che ha sostituito la vecchia Finanziaria e in parte la legge di Bilancio obbligano le aziende tv regionali a un’attività esclusivamente locale, con la scusa di valorizzare e promuovere le sole culture locali, e nega (sui multiplex dei consorzi partecipati) la possibilità di affittare o vendere la capacità trasmissiva a operatori nazionali. Una tremenda mazzata per le piccole emittenti ma anche per i più grandi consorzi che non potranno più valorizzare le proprie frequenze e non potranno più concorrere sul mercato tv.

Questo primo obbligo imposto dalla Legge di Stabilità si unisce a doppio filo con l’imposizione governativa, ma disposta dall’UE, della sottrazione forzata delle nove frequenze dello spettro elettromagnetico (800 MHz) da destinare alla banda larga mobile, che ancora una volta penalizza solo il comparto locale del mercato tv. Entro il 2013 il Ministero dello sviluppo economico e il dipartimento per le comunicazioni avranno il difficile compito di scegliere e trafugare le frequenze tv sui canali 61-69 in Banda UHF, per poi riassegnargli alle società delle telecomunicazioni nella famosa asta pubblica da 2,4 miliardi di euro, i cui ricavi per il ministro Tremonti dovranno necessariamente finanziare il bilancio della stessa Legge di Stabilità.

Guarda caso col passaggio al digitale terrestre del nord Italia nessuna delle frequenze citate è stata assegnata alle tv nazionali, ma solamente a quelle locali.  Nell’arco del 2011 lo stesso Ministero quindi avrà il compito di monitorare l’attività delle tv locali e l’ effettiva capacità trasmissiva sui propri multiplex del digitale terrestre, per poi scegliere le frequenze inutilizzate o poco sfruttate dai network da sottrarre e assegnare alla stessa asta. Secondo quanto affermato dal ministro Romani alle emittenti locali private dei canali sarà concesso un rimborso o un finanziamento ricavato direttamente dai proventi dell’asta per la banda larga mobile.

L’inevitabile effetto nefasto del divieto d’affitto o vendita dei mux ai network nazionali per stazioni tv locali, farà calare il valore di mercato delle frequenze, obbligherà le emittenti regionali a non speculare sulla compravendita dei canali da espropriare, e impedirà alle stesse di pretendere e richiedere rimborsi e finanziamenti equi.

A questo punto però è nato uno dei tanti paradossi (o conflitti d’interesse) digitali: come si può indire una gara pubblica per delle frequenze che sono ancora “occupate” dalle tv locali? Immediatamente è arrivata la soluzione. Il Garante (?) per le comunicazioni ha lanciato la proposta: «anticipiamo gli switch-off del digitale terrestre entro il 2011». Rapidissimo è arrivato il parere favorevole e scontato di DGTVi (cioè di Rai, Mediaset, TI Media). Con altrettanta velocità è giunto il parere negativo delle associazioni delle tv locali. Ma questo è solo l’antipasto in vista dello scontro frontale…

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