La questione è sempre quella: l’equilibrio tra le regole di controllo e la libertà di espressione su Internet. Una problematica che in Italia la politica e le istituizioni hanno provato più volte a risolvere con misure atte ad imbrigliare la grande Rete, in nome della tutela del diritto d’autore, con regole più che censorie. Tutti tentativi andati a vuoto. Ora anche l’Agcom, l’Autorità per le comunicazioni, nonostante gli appelli del settore dell’industria editoriale, getta la spugna dopo oltre un anno di discussione, e rinuncia al regolamento sul diritto d’autore online, cioè sulla tutela del mercato del Copyright.
Roberto Sommella, su MF di stamane, riporta che il Consiglio dell’Agcom non è riuscito a discricarsi sul delicato problema della tutela della proprietà intellettuale online. L’addio alle armi dell’Authority è sancito in una lettera spedita dai principali gruppi del Parlamento a Corrado Calabrò, nella quale si attesta la mancata adozione del regolamento e si rivendica la competenza:
«Nelle ultime settimane Governo e Parlamento hanno più volte dimostrato di aver rimesso in agenda il tema del diritto d’autore con una volontà di giungere finalmente a una riforma strutturale», scrivono Marco Perduca (Radicali), Flavia Perina (Fli), Vincenzo Vita (Pd), e Felice Belisario (Idv). «Diamo volenteri atto all’Agcom di avere sollevato il tema, ed è prorio grazie al lavoro del presidente e dei consiglieri che finalmente emerge la possibilità di un dibattito aperto e complessivo, che solo il Parlamento dovrà tradurre in norme primarie». In pratica i parlamentari chiedono all’Autorità il rispetto dei ruoli e ribadiscono l’esclusiva competenza per la predisposizione delle regole in materia di diritto d’autore online, e affermano nella missiva di «essere soddisfatti per la sospensione dei lavori da parte dell’Agcom su tale delibera, che comuque si sarebbe scontrata con le regole della Commissione europea».
Spetterà quindi al Parlamento legiferare su delle regole di controllo della Rete che accendono discussioni e proteste in tutto il mondo. Ma non si tratta, come afferma Sommella, di lasciare “gratis” i contenuti condivisi su Internet. E non è affatto corretto il concetto che il diritto d’autore sulla Rete non deve essere remunerato. La soluzione, non facile ma possibile, è dietro l’angolo, e implica necessariamente delle perdite per l’industria del Copyright, ma potrebbe pure salvare ed evolvere la stessa ormai fuori dal tempo.
L’Agcom e il Parlamento potrebbero adottare nuove forme di tutela più aperte e libere (ad esempio i Copyleft), ed incentivare nuovi modelli di business, per altro già esistenti, per aiutare il cambiamento nelle industrie discografiche, cinematografiche ed editoriali, che nonostante la forte crisi che subiscono, anche a causa dello scambio illecito di contenuti, rimangono ancorate ai modelli di sviluppo del Novecento. Un’industria ancora imperniata sul concetto di proprietà e di diritti letteralmente vaporizzati dall’evoluzione delle comunicazioni, dalla crescita della condivisione e della cooperazione, dalla libertà di accesso alla conoscenza, e dall’avvento della Società dell’Informazione.
Fonte: MF