L’Agcom consiglia di assegnare nuove frequenze alle tv nazionali a partire dal 2022 dopo la liberazione della banda 700 MHz.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha messo venerdì scorso in consultazione pubblica (per un mese) un documento ufficiale (Delibera n. 474/18/CONS) che determina i criteri con cui si assegneranno le frequenze che serviranno alle tv per trasmettere dal 2022 in poi, quando sarà completato il processo di liberazione della porzione di spettro elettromagnetico, cioè la banda 700 MHz, che è stata assegnata proprio in questi giorni alle compagnie telefoniche per l’uso delle tecnologie del 5G.
La legge di Bilancio 2018 ha stabilito il passaggio della banda 700 alle telco per il 5G entro il 2022, ha determinato l’uso della porzione di spettro restante (470-790 MHz) per le tv con il digitale terrestre di seconda generazione DVB-T2, e ha anche dato all’Agcom il compito di definire alcuni dettagli di come questo sarebbe dovuto accadere. E il documento dell’authority guidata da Angelo Marcello Cardani contiene proprio questi dettagli salvo ribadire parte di quanto aveva già espresso nella sua segnalazione al governo dello scorso 17 luglio.
I multiplex nazionali secondo il nuovo piano passeranno dagli attuali 20 a 10. Attualemente Rai, Mediaset e Persidera detengono le concessioni di 5 Mux a testa e uno a testa lo occupa Cairo Network, DFree Retecapri, H3G ed Europa 7. Il disegno originario contenuto nella legge di Bilancio 2018 prevede però che nessuno ci perda: grazie al digitale terrestre di nuova generazione, DVB-T2, lo spazio raddoppierebbe in ciascun multiplex, perciò anche dimezzando le frequenze attuali tutti potrebbero trasmettere esattamente gli stessi canali.
Agcom sottolinea però che nel passaggio si perderà circa il 7,5% di capacità trasmissiva anche con l’adozione del DVB-T2, perciò servirebbe esattamente una frequenza in più per non penalizzare i broadcaster. Un Multiplex in più a oggi non previsto. Il testo del documento Agcom, che ha come relatore Antonio Martusciello, avvisa in questo modo il governo che nel piano di liberazione delle frequenze e nel passaggio al prossimo digitale terrestre c’è comunque qualcosa che non va ed è da rivedere, ma nonostante questo accetta quanto stabilito dall’esecutivo anche se si rischia l’ennesimo caos delle frequenze e una pioggia infinita di ricorsi.
Ma chi ha ragione? Con il DVB-T2 si raddoppiano gli spazi o no? In realtà per ora si parla di calcoli teorici perché può dipendere molto da come sono realizzate le reti e dalla copertura che si vuole raggiungere. Chiaro però che con questo documento si dà man forte ai broadcaster che da tempo chiedono di avere più risorse frequenziali nel cambio e che sono chiamati appunto a consultazione.
Da dove potrebbero arrivare le frequenze? Per esempio dalle tv locali, che ne hanno quattro ma potrebbero bastarne due. Il governo però potrebbe non metterle subito a disposizione delle nazionali, lasciandole alle locali fino alla fine e cambiandone la destinazione solo dopo aver visto quante di loro sono effettivamente disposte a pagare per essere trasportate da chi avrà le frequenze. E molto probabile, così, che in questo processo ci saranno diverse gare per assegnare risorse extra, e molto dipenderà da questo, anche se alcune gare potranno essere semplici beauty contest, non onerose. Il quadro è insomma complesso e in divenire, così come complessa potrebbe essere la situazione di quegli operatori che otterranno diritti d’uso su metà frequenza e si dovranno accordare con altri per averne assegnata una concretamente.
Fonte: ItaliaOggi