Il clamore che la gara voluta da Telecom Italia per La7 ha suscitato tra gli addetti ai lavori, sta man mano scemando, lasciando spazio alla consapevolezza che la costosa emittente resterà in portafoglio all’ex monopolista delle tlc, a meno che, lo stesso gruppo presieduto da Franco Bernabè non scenda a compromessi pur di disfarsi della zavorra-La7.
I pretendenti all’acquisto, ad esempio Clessidra, sarebbero orientati a non modificare l’offerta presentata a suo tempo per TI Media. Secondo una fonte a conoscenza della vicenda non ci sarebbero stati significativi miglioramenti nella situazione della controllata di Telecom Italia tali da poter ritoccare al rialzo l’offerta da 300 mln per tutta TI Media. E anche l’offerta di Cairo che aveva avanzato la sua proposta ma solamente per La7 pare non debba aumentare. Resta infine da attendere il 17 gennaio quando Telecom I. Terra’ un Cda proprio per valutare le offerte pervenute e come procedere.
A questo punto, scrive MF, Urbano Cairo nell’avanzare l’offerta sul solo network televisivo per il quale raccoglie la pubblicità a un minimo garantito di 126 mln all’anno (contratto in essere fino al 2019), avrebbe chiesto a Telecom di accollarsi il rosso di gestione almeno dell’anno scorso e dell’esercizio in corso. Del resto, la Cairo Communication, che ha in cassa più di 50 mln, non può investirli tutti in questa operazione, altrimenti non avrebbe più capitali a sufficienza per investire in contenuti e volti tv che permettano all’emittente di mantenere l’attuale livello di ascolti, che assicurano uno share del 3,67%.
A conti fatti quindi il vero unico pretendente degli asset messi in vendita da TI Media resta Clessidra, che ha offerto 300 mln per i multiplex digitali e dato una valutazione di 0 euro, se non negativa, a La7. Ma anche il fondo di Claudio Sposito ci va con i piedi di piombo perchè sa che gestire questo business non è così facile, e soprattutto è consapevole del fatto che i profitti non arriveranno se non prima di alcuni anni. Prospettiva non ideale per un investitore in private equity che punta a ritorni certi. Per questa ragione è ipotizzabile che dal cda di Telecom di domani esca l’ennesima fumata nera, che si tradurrebbe immediatamente nel ritiro dell’asta competitiva e nel mantenimento in casa degli asset tv. Almeno fino a dopo le elezioni.
Fonti: MF-DJ