Canone Rai, pronto il decreto ma manca l’ok del governo

canone-raiPronta la rivoluzione del canone Rai, ma manca l’ok del governo.

Secondo fonti di stampa, il testo del decreto con le modifiche dell’attuale tassa per il possesso di un apparecchio televisivo è pronto. Le linee guida per la riforma della Rai sono state delineate, ma per procedere con l’iter il governo Renzi intende prima chiudere sul lavoro e superare questa fase di fibrillazioni nella maggioranza.

Potrebbe (forse) essere giunta l’ora della pensione per il vecchio canone Rai, introdotto per regio decreto nel 1938, e giunto fino ad oggi senza mai subire modifiche sostanziali. Se l’esecutivo confermerà le indiscrezioni, l’abbonamento per la tv pubblica passerà dai 113,50 euro annui al costo variabile (dai 35 ai 60 euro) a seconda del reddito e della capacità di spesa delle famiglie dal 2015. E i mancati introiti (che a questo punto sembra certi) saranno coperti in parte dalla vendita dei biglietti della Lotteria Italia e in parte da una non meglio precisata “imposta sul consumo” (che porterebbe dai 50 agli 80 euro ad abbonato).

In questo modo (forse subdolo, perchè si introdurrà una nuova tassa) il governo vorrebbe ridistribuire la capacità di contribuzione in base al reddito e ai consumi delle famiglie, e poi potrebbe abbattere in modo consistente l’evasione del canone. Attualmente i contribuenti che non pagano il canone Rai sono il  27% del totale, con un’evasione annua che raggiunge i 500 milioni di euro.

Il sottosegretario Antonello Giacomelli, che è al lavoro con il collega Luca Lotti, attende ancora il via libera da Renzi per portare i testi in Consiglio dei ministri. Lo schema però è definito ed anche, in linea di massima, la tempistica. Il decreto con il cambiamento dei criteri di determinazione del canone dovrebbe essere approvato entro fine mese.  L’idea, poi, è dare contestualmente l’annuncio dell’avvio della consultazione pubblica per la riforma complessiva della Rai, con l’intento di presentare il disegno di legge entro l’anno e procedere così alla nomina dei nuovi vertici la prossima primavera con il nuovo sistema.

«Per canone e governance ha ragione Luca Lotti, cambiamento radicale», ha scritto su Twitter Giacomelli riferendosi alle recenti affermazioni del collega. I due hanno già convenuto sul disegno complessivo della riforma, che si ispira alla Bbc. L’obiettivo è liberare la tv pubblica dall’ingerenza dei partiti, con la creazione di un consiglio di sorveglianza di nomina istituzionale, che funga da camera di compensazione tra politica e vertice gestionale.

Alla guida – sul modello di aziende pubbliche come le Poste – ci sarebbe un amministratore delegato con ampi poteri. I poteri della Commissione di Vigilanza, che ora nomina sette dei nove membri del cda, sarebbero quindi fortemente ridimensionati. Nessun ruolo nella scelta del vertice, invece, per le Authority, come ipotizzato sulla stampa. «Authority in governance Rai? Meglio se pensano a far bene ciò che devono», ha scritto ancora Giacomelli, riferendosi evidentemente ad alcune recenti decisioni dell’Agcom, piuttosto discusse.

Tra queste la delibera per la determinazione dei canoni sulle frequenze, con conseguenti sconti a Rai e Mediaset e minori introiti per lo Stato. Il governo sta studiando una norma per bloccare gli effetti del provvedimento. Il tema sarà al centro dell’audizione in Commissione di Vigilanza di Giacomelli in programma il 15 ottobre e del presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, in programma mercoledì prossimo.

Fonti: it.ibtimes.com | online-news.it

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