Canone frequenze tv, Agcom approva il nuovo regolamento

piano nazionale ripartizione frequenzeIl Consiglio dell’Agcom ha approvato oggi il nuovo regolamento sul canone per la concessione delle frequenze tv.

Dal 6 agosto scorso la delibera è rimasta in stand by in attesa di possibili decreti del governo Renzi. Ma alla fine non è arrivato l’atteso provvedimento legislativo dell’esecutivo, ventilato dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, per evitare una perdita consistente di introiti per lo Stato (si parla di più di 130 milioni di euro in 7 anni).

Secondo quanto riporta il Corriere delle Comunicazioni, nello schema approvato oggi, rispetto alla versione dei questa estate, sarebbe prevista la possibilità che il Ministero dello sviluppo modifichi la progressività dei pagamenti previsti dall’Agcom (a regime dopo 4 anni per Rai e Mediaset, 8 anni per le tv locali) in caso si verifichi il rischio di minori incassi per lo Stato rispetto al sistema attuale. Dubbi sollevati anche in sede parlamentare, ad esempio dal presidente della Commissione trasporti e Tlc alla Camera Michele Meta, che sulla questione ha chiesto l’audizione dell’Agcom.

Il nuovo regolamento redatto dall’Agcom nasce dopo la legge che nel febbraio 2012 ha imposto una sorta di rivoluzione nel sistema di pagamento del canone dovuto dalle aziende tv allo Stato: a pagare d’ora in poi non saranno più le aziende editoriali tv con il loro 1% di fatturato, ma bensì saranno i cosiddetti operatori di rete (che gestiscono antenne e frequenze). Per intenderci per la Rai pagherà Rai Way e per Mediaset, invece, Elettronica Industriale (EI Towers).

I criteri delle nuove regole, aveva spiegato il 6 agosto un comunicato Agcom , “sono stati individuati a conclusione di un lungo e accurato lavoro istruttorio, sulla base di una proposta del relatore Francesco Posteraro, che ha tra l’altro tenuto nel massimo conto – in applicazione del dovere di leale cooperazione di cui all’articolo 4(3) del Trattato sull’Unione Europea – le osservazioni formulate nei giorni scorsi dalla Commissione europea. L’Autorità ha così dato applicazione al vigente quadro normativo, frutto del combinato disposto dell’articolo 3-quinquies, comma 4, del decreto legge 2 marzo 2012, n. 16 (convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44) e dall’art. 35 del Codice delle comunicazioni elettroniche. Norme in virtù delle quali il contributo grava oggi sugli operatori di rete, e non più sulle emittenti, come avveniva nel passato”.

Se però il Mise non andra a modificare la progressività dei pagamenti negli anni, l’erario si ritroverà in cassa 39,52 milioni in meno rispetto al 2013 (effetto del maxi-sconto per Rai e Mediaset alleggerite di 23,1 e 17,2 milioni rispetto all’anno scorso). Nei primi 4 anni, secondo La Repubblica, l’ammanco per lo Stato lieviterà a 104,8 milioni (mentre il beneficio per Viale Mazzini e il Biscione a 73,1 e 49,5 milioni). Le casse pubbliche conteranno ben 131,7 milioni persi, infine, tra il 2014 e il 2021. Secondo Il Fatto Quotidiano in 7 anni Mediaset potrebbe risparmiare ben 80 milioni di euro e la Rai quasi 126.

Fonte: corrierecomunicazioni.it | Comunicato stampa Agcom

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