Canone Frequenze Tv, emendamento elimina sconti

piano nazionale ripartizione frequenze

È quasi pronto il nuovo canone per le frequenze tv digitali.

Due emendamenti alla Legge di Stabilità predisposti dal presidente della Commissione Trasporti del Parlamento, Michele Meta (Pd), cercheranno infatti di riscrivere una volta per tutte le regole per l’affitto dei canali televisivi che lo Stato concede alle tv pubbliche e private, piccole e grandi, nazionali e locali.

Nell’era della tv analogica, con le regole della Finanziaria 2000, gli operatori tv erano tenuti al pagamento di un canone annuo pari all’1% del loro fatturato. Dal settembre 2014 con la delibera n. 494/14/CONS l’Agcom ha modificato le norme disponendo che solo gli operatori di rete saranno obbligati a pagare sia i diritti amministrativi che il canone per la concessione dei diritti di uso dei canali. Un fitto annuale calcolato sulla base del numero di frequenze che vengono sfruttate da ogni operatore. Il nuovo sistema però impone un sostanzioso sconto per gli incumbent come Rai e Mediaset, e rischia di pesare in modo sproporzionato sulle società emergenti che detengono le porzioni di spettro e i ripetitori (come ad esempio Persidera) e sulle tv locali.

La controversa normativa del Garante è stata più volte bloccata e sostituita da soluzioni provvisorie, tra le proteste degli operatori tv e delle emittenti locali, e duramente criticata dalla Commissione Europea per la sue caratteristiche discriminanti e anti-concorrenziali per il mercato.

Ora la maggioranza parlamentare cerca di mettere una pezza all’ennesimo pasticcio televisivo italiano (generato dai soliti interessi e dalle perenni distorsioni del mercato), mettendo forse da parte l’Agcom e investendo il Ministero dello sviluppo come regolatore dei nuovi canoni. Le nuove regole cercheranno inoltre di venire incontro alle richieste, che sanno di ammonimenti, arrivate nel luglio dell’anno scorso dall’Ue che, ricordiamo sempre, tiene ancora l’Italia sotto la procedura di infrazione per il mercato tv. Sempre se gli emendamenti otterranno l’approvazione dalle Camere.

Fonte: La Repubblica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.