«Appena chiuso il bando in 8 regioni per ottenere una nuova frequenza digitale, molte tv locali si ritrovano oggi spente. Il bando è stato indetto a seguito del riassetto del sistema dopo la vendita delle frequenze (dal 61 al 69 UHF) agli operatori di telefonia mobile». A denunciarlo è il Comitato Radio Tv Locali, che «conferma che sarà promotore di una class action per richiedere un miliardario risarcimento allo Stato per la modalità in cui ha condotto il passaggio al digitale terrestre che ha portato alla chiusura di decine di emittenti televisive ed alla perdita di migliaia di posti di lavoro nel settore».
«Hanno venduto all’asta le nostre frequenze agli operatori di telefonia mobile incassando 3 miliardi di euro e, come se non bastasse, all’ultimo momento, ci hanno pure tolto un’altra frequenza (il canale UHF 35). Così hanno lasciato decine di emittenti senza un adeguato canale di trasmissione mentre ci sono ancora canali liberi pronti per una nuova gara riservata alle emittenti nazionali».
«Le TV Locali sono un bene dell’Italia, in termini di pluralismo informativo, di occupazione e di sviluppo della piccola impresa attraverso la pubblicità locale. Chi ha voluto tutto questo, aveva certo una visione ristretta ad orticelli privati che nulla ha a che vedere con l’interesse nazionale. L’assurda legge partorita dal governo Berlusconi, il cui conflitto d’interessi sull’intera vicenda è sotto gli occhi di tutti, ha voluto l’esproprio delle frequenze alle tv locali a vantaggio delle ricche società telefoniche; le stesse che, guarda caso, costituiscono i maggiori introiti pubblicitari del gruppo Mediaset. Una legge che ha etichettato l’operazione: “d’interesse nazionale”, giustificando quindi una sorta di “legge marziale,” in cui non è ammesso ricorrere in via d’urgenza al Tribunale Amministrativo, privando così le tv locali del più basilare diritto di difesa».
Fonte: newslinet.it