Asta Frequenze a rischio flop: in lizza 6 lotti di multiplex da 220 mln

L’obiettivo dichiarato dal governo Monti è quello di avviare l’asta per le frequenze digitali entro Natale. Per questo a Roma stanno accelerando i tempi della procedura e a breve dall’Agcom partiranno, in direzione Bruxelles, le integrazioni alle richieste avanzate in questi giorni dalla Commissione Ue competente, dopo la ricezione della prima bozza dello schema di provvedimento deliberato alla fine dello scorso settembre. Dopo di che partirà la consultazione che durerà in totale un mese e si concluderà entro fine novembre. Ciò per dare modo al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera di approvare il bando e il disciplinare di gara e aprire realmente l’asta.

Saranno oggetto della contesa le frequenze, suddivise in due sottosistemi (U e L), ovvero quelle che sono rispettivamente sopra o sotto il limite nominale dei 694 megahertz (ovvero sopra o sotto il canale 48). Nel bando, come si legge nella bozza iniziale inviata dall’Agcom alla Commissione Ue, saranno messi a gara tre lotti per frequenza (U1, U2 e U3 e L1, L2 e L3) che possono essere utilizzati con tecniche DVB-T (o la sua evoluzione DVB-T2). A poter prendere parte all’assegnazione a pagamento sono tre categorie di emittenti: chi possiede diritti per più di una rete in tecnica DVB-T(come per esempio la Prima tv di Tarak Ben Ammar); chi ha diritti per due o tre reti (TI Media o L’Espresso); e, infine, chi ha diritti per quattro canali (Rai e Mediaset).

Partendo da questa base, definita dall’Agcom, ora si lavorerà sull’asse Roma-Bruxelles per arrivare al testo finale. Intanto, gli analisti iniziano a rivedere le stime sul valore dei singoli multiplex (in totale sei), dell’incasso che ne ricaverà lo Stato e, soprattutto, della reale consistenza dei singoli lotti. Sono questi i nodi principali da sciogliere. Perché la partita si giocherà sulla qualità delle frequenze legata alla copertura effettiva della popolazione e sulla durata del diritto d’uso (fino al dicembre 2032 per i lotti L, fino al 2017 per gli U).

Secondo Andrea Montanari di MF, il Lotto L1, quello che utilizza i canali 6 e 7 VHF, avendo una copertura stimata del 90% è il più ambito. Di poco sotto c’è l’L2 (canali 25 e 48  UHF con il 59  UHF per Liguria, Toscana, Sardegna e Lazio per una copertura dll’85%) e, a seguire, quello L3 (canali 23, 24 e 28 UHF  ma con una copertura limitata al 70%). Questi tre lotti valgono secondo i broker da 45 a 50 milioni ciascuno. I tre lotti U, che per il posizionamento e l’utilizzo dei canali (54, 55 e 58 UHF ) offrono una qualità del segnale decisamente inferiore, potrebbero finire all’asta per un valore tra 20 e 25 milioni l’uno.

Ma, a dire la verità, i canali più ambiti dalle televisioni (proprio per la qualità e per la copertura del segnale) sono sempre stati il 58 UHF, il 54 e il 55 UHF, frequenze che in origine nel defunto Beauty Contest erano  destinate dal governo Berlusconi agli operatori dominanti, cioè Mediaset, Rai e TI Media. Comunque, continua Montanari, se queste fossero le cifre in ballo, l’incasso per il governo sarebbe limitato: oscillerebbe tra i 195 e i 225 milioni. E c’è il fondato rischio che alla fine i competitor in gara facciano offerte solo per i primi tre lotti, (il secondo del quale acquisibile solo dai nuovi entrati quali Sky Italia o Prima Tv), o, a mio parere, per i secondi, . Con un concreto rischio di mezzo flop.

Inoltre le direttive indicate nella bozza dell’Agcom in qualche modo vincolano gli offerenti. Con H3G (con 3Italia ha il canale satellitare La3 su Sky) a rischio esclusione perché non aderisce ai parametri definiti, il dominus potrebbe essere la pay-tv di Rupert Murdoch che può concorrere per cinque multiplex, mentre la Prima Tv di Ben Ammar avrebbe la possibilità di gareggiare per quattro. Mediaset, invece, potrebbe fare l’offerta per uno solo. Ma non è da escludere che sul mercato italiano si affaccino nuovi competitor, soprattutto se emittenti già operativi quali TI Media o L’Espresso decidessero di chiamarsi fuori. Uno dei nomi più intriganti fra i possibili interessati è quello di Discovery Channel, che in Italia si è consolidato con i canali Real Time e DMax e che è in corsa per La7. Ma potrebbe decidere di scendere nell’arena con la tedesca Rtl. A trarre sicuro vantaggio dall’asta sono i gestori delle torri di trasmissione, come Ei Towers, controllata da Mediaset. Il Biscione, quindi, in un modo o nell’altro avrebbe sempre un suo guadagno.

Fonte: Milano Finanza

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