Il costo nascosto del Digital Divide italiano

Infrastrutture e servizi: due pilastri per il rilancio dell’Italia dell’ICT, ancora relegata in posizioni defilate nel confronto internazionale. Il secondo rapporto di Confindustria sull’innovazione digitale coordinato da Gabriele Galateri, delegato della presidenza per la banda larga, mette in fila numeri sul nostro ritardo e lancia una serie di proposte, da realizzare anche a livello regionale, in linea con gli obiettivi dell’Agenda europea.

L’Italia resta 48esima nella classifica del World economic forum che misura la capacità di incrementare la competitività tramite l’ICT. La penetrazione del broadband fisso è al 49% delle famiglie, rispetto al 67% della Francia o al 75% della Germania. Abbiamo la rete in fibra ottica più estesa d’Europa, con 2 milioni di case raggiunte, ma dopo il picco dei primi anni 2000 gli investimenti hanno rallentato.

Di qui l’urgenza di potenziare le infrastrutture. Nel fisso, dopo lo stop al tavolo Romani dal precedente governo, si attendono le mosse dei singoli operatori e l’evoluzione del progetto Metroweb. Ma è il mobile broadband a far segnare i tassi di sviluppo più vistosi: in due anni gli utilizzatori sono cresciuti del 90% con un incremento del traffico per utente superiore al 30 per cento. Sia per il fisso che per il mobile, comunque, il rapporto di Confindustria suggerisce una serie di proposte per spingere l’installazione di infrastrutture, dalle semplificazioni a una revisione della normativa sui limiti di emissione dei campi elettromagnetici, giudicata troppo restrittiva nel confronto europeo. Per raggiungere il “broadband for all“, sottolinea lo studio, non aiuta di certo il carattere frammentario dei piani regionali varati fin dal 2004, talvolta incompleti al loro interno (non sempre intervengono sia sul backhaul delle centrali sia sull’accesso).

Ma non basta. Secondo i dati Ocse, il nostro tasso di alfabetizzazione informatica è fermo al 18%, contro il 27% del Regno Unito, il 32% della Germania, e la penetrazione dei Pc nelle famiglie è del 56% contro una media europea del 68 per cento. Dati da leggere insieme al mancato decollo dei servizi digitali. Solo il 17% degli italiani usa il web per interagire con la Pa contro il 32% della media Ue. La sanità digitale, ancora lontana, consentirebbe risparmi per quasi 2 miliardi senza contare la telemedicina. Notevoli spazi di crescita per la scuola: solo il 61% dei docenti sa utilizzare un pc, appena il 17% usa la lavagna interattiva multimediale. E anche per le imprese internet resta una miniera inesplorata: se aumentassero solo dell’1% il loro fatturato attraverso le vendite online, le esportazioni italiane potrebbero aumentare dell’8 per cento.

Fonte: ilsole24ore.com

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