Il Ministero dello sviluppo economico deve mettere a disposizione entro 30 giorni le frequenze libere sul Monte Penice (una delle postazioni più importanti per la copertura del digitale terrestre in Lombardia) per Europa 7. Lo ha deciso mercoledì scorso il Tar del Lazio in via cautelativa, rimandando poi all’udienza di merito la decisione sul resto delle frequenze che la pay-tv di Francesco Di Stefano avrebbe dovuto ricevere già nel 2010, e che richiede con mille ricorsi e battaglie da più di dieci anni.
Nell’ennesimo ricorso portato avanti da Di Stefano, Europa 7 reclama le frequenze integrative che lo stesso Ministero si era impegnato ad attribuire nel febbraio di due anni fa. Dopo l’assegnazione del canale 8 VHF, che ha messo fine a un contenzioso durato 11 anni, Europa 7 chiese altre frequenze di appoggio in differenti zone d’Italia, dato che con il solo canale in VHF non riusciva a coprire tutto il territorio nazionale. Il MSE perciò assegnò alla pay-tv 72 siti con relative frequenze per trasmettere verso quel 20% di popolazione non raggiunto, ma in molti di queste stazioni tv le integrazioni non sono mai partite. Per questo motivo Di Stefano si è rivolto ancora una volta al Tar del Lazio chiedendo le frequenze, e inoltre un lauto risarcimento danni da 85 milioni di euro.
Tra i siti mancanti all’appello c’è anche quello importantissimo di Monte Penice in Lombardia, che può irradiare il segnale verso un catino di 11 milioni di telespettatori. Un limite che impedisce a Europa 7 di trasmettere la propria programmazione pay in gran parte del Nord Italia. Lo stesso canale 8 VHF in diverse regioni inoltre è ancora occupato dai canali Rai.
Fonte: ItaliaOggi
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