Censura Internet: il governo ci riprova col DDL intercettazioni

Per l’ennesima volta il circo triste di baldracche, burattini e affaristi che (ahimè) governa questo malandato paese riprova a censurare e strappare via la libertà di esprimersi attraverso questa cosa meravigliosa che è la Rete.

Non bastava la querelle sulla delibera Agcom che vorrebbe regolare con il solo controllo dall’alto il diritto d’autore online e sforbiciare la libertà di espressione dei netizen. Non era neanche sufficiente per questo esecutivo, rimasto all’età della pietra, l’anacronistica legge anti-Amazon (Legge Levi), entrata in vigore dal primo settembre, che nega gli sconti sopra il 15% sulla vendita online dei libri e distrugge, unico caso in Europa, il libero mercato del commercio librario in Rete.

Ritorna ora all’interno del Decreto Legge sulle intercettazioni telefoniche, tanto caro al premier, il famigerato comma 29 dell’articolo 1 che infliggerebbe multe fino 12 mila euro per tutti i siti web e blogger (che non sono testate giornalistiche) che non rispettano l’assurdo obbligo di rettifica (che attualmente esiste per una legge del 1948 solo per la stampa) entro 48 ore dalla richiesta via email di chi si è sentito leso. Nel DDL accantonato qualche mese fa e rispuntato all’improvvisivo, proprio nella stagione dei funghi (velenosi), non è stata minimamente rivista la norma cosidetta “ammazza blog”, tanto cara a una certa parte dannatamente ignorante della classe dirigente italiana.

Ma la Rete e il suo popolo, che tanto sta dando anche in questo paese così lontano dalle strade telematiche, anche questa volta non ci stanno e fanno sentire tutto il dissenso verso una legge censoria degna delle peggiori dittature tanto odiate, almeno così dicono, dai governanti.

L’ex-ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, responsabile Forum Ict del Pd, dichiara che «il ddl oltre a colpire drasticamente gli strumenti per combattere delinquenza e criminalità contiene un incredibile attacco a Internet. Trasferire le norme sull’obbligo di rettifica tipiche della carta stampata, alla rete è ovviamente impossibile. L’unica conseguenza di una tale assurdità giuridica sarebbe il blocco di fatto di siti, blog e social network – sottolinea – 23 milioni di italiani usano i social network ma questo governo ‘televisivo’ non se ne è ancora accorto. In Parlamento il PD utilizzerà ogni mezzo disponibile contro questo attacco alla libertà delle rete».

«La legge sulle intercettazioni è un bavaglio ‘ad personam’ – rimarca il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi – Solo un governo allo sfascio e prossimo al tracollo può pensare di approvare una norma che serve solo ad impedire la pubblicazioni di intercettazioni che inchiodano il premier ed i suoi scherani”. ”L’Italia nonostante Berlusconi – aggiunge Donadi – è ancora una grande e forte democrazia e non approverà mai una legge che censura l’informazione, degna più di un regime autoritario che di un paese dell’Unione Europea».

Anche il mondo di giornalismo si mobilita. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, annuncia per giovedì 29 settembre una manifestazione a Piazza del Pantheon a Roma, alle 15. «Il governo Berlusconi riporta in aula il decreto legge sulle intercettazioni che ci scipperà del diritto di sapere, che renderà ai magistrati difficile indagare e ai giornalisti impossibile raccontare i fatti. Un’altra legge ad personam – dice Natale -Non se ne può più. Ogni volta che uno scandalo colpisce il Presidente del Consiglio, il Governo torna a voler limitare la libertà d’informazione. Non ce la faremo togliere, questa libertà».

L’attacco alla Rete del governo non si ferma certo qui. In un’altra proposta di legge (n.4549) presentata a luglio dai deputati Pdl Elena Centemero e Santo Versace (!) in materia di “contrasto delle violazioni dei diritti di proprietà industriale operate mediante la rete Internet” si cerca disperatamente di rendere responsabili civilmente e penalmente i provider in caso di violazione del Copyright onilne anche se non ne hanno responsabilità diretta. «Mentre con la normativa odierna, a poter avvertire il provider che si deve attivare è solo l’autorità competente e l’autorità giudiziaria – spiega Fulvio Sarzana sul suo blog – se venisse approvato il ddl Centemero-Versace a richiedere la cancellazione e la disabilitazione potrebbe essere chiunque, anche un passante per strada che non ama quel contenuto caricato sulla rete». In sostanza i provider sono obbligati ad effettuare un controllo preventivo sul materiale caricato in rete bloccando l’accesso agli utenti sospettati di aver violato il diritto d’autore o il diritto dei marchi e brevetti. La norma non riguarderà solamente la scambio di materiale attraverso il sistema del peer to peer ma tutti i servizi che potrebbero violare il Copyright.

E’ proprio vero: l’Italia è ancora un paese Nemico della Rete.

Aggiornamento 28/09/2011: 26 parlamentari (qui i nomi) di PD (8), Radicali (6), UDC (5), PDL (3), IDV (2) e Gruppo Misto (2) hanno presentato alla Camera ben 7 diversi emedamenti (leggili qui) che in vario modo cercano di limitare ai soli contenuti professionali ed in particolare alle testate registrate la validità del comma 29 che vuole censurare il Web libero in Italia. Agorà Digitale sta raccogliendo le firme dei cittadini per chiedere a tutti gli altri inquilini del parlamento di prendere atto dell’assurda disposizione censoria contro Internet e il suo popolo con questa lettera:

Gentile Onorevole,

26 dei suoi colleghi di PD (8), Radicali (6), UDC (5), PDL (3), IDV (2) e Gruppo Misto (2) hanno presentato alla Camera ben 7 diversi emedamenti volti a limitare ai soli contenuti professionali ed in particolare alle testate registrate la validità del comma 29 del ddl intercettazioni volto ad estendere anche online la normativa sul diritto di rettifica. Riteniamo pericoloso estendere anche a contenitori amatoriali come blog o generici “siti internet” una normativa pensata per testate registrate e che appare sproporzionato applicare ad un contesto di scrittura amatoriale e rivolta a gruppi ristretti di persone.

Le chiediamo di apporre la sua firma sui sette emendamenti o quantomeno su alcuni di essi, per dare forza alla richiesta di abrogazione  in modo che sia chiaro che la difesa del web, non come luogo di assenza di regole, ma come risorsa anche per l’informazione è condivisa da tutti gli schieramenti politici.

Internet è e sarà una risorsa fondamentale per la nostra democrazia e deve essere tutelata.

Qui puoi mettere la tua firma per fermare la legge ammazza-blog.

Aggiornamento 05/10/2011: Censura Internet: intesa sul comma 29 “ammazza-blog”, via l’obbligo di rettifica (forse)

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