«Il governo italiano con la gara non competitiva a Beauty Contest del digitale terrestre perde l’occasione di far cassa e rafforza ulteriormente il duopolio di Rai e Mediaset». Lo scrive niente di meno che il Financial Times, che in un articolo sul mercato televisivo italiano prende di mira il concorso di bellezza che assegnerà gratuitamente 6 frequenze tv alle emittenti nazionali che rispetteranno una serie di requisiti dettati dal Ministero dell sviluppo.
La prestigiosa testata britannica sottolinea anche che non esiste una parità di trattamento fra le compagnie telefoniche e le emittenti tv. Alle prime si impone una gara che farà sborsare alle telco quasi 4 miliardi di euro per le frequenze per la banda larga mobile, mentre alle televisioni il governo concederà senza onere quei cinque multiplex più uno che valgono almeno 1,5 miliardi di euro. Inoltre le tv otterranno delle frequenze già libere che tra 5 anni protranno rivendere senza nessun vincolo. Al contrario gli operatori della telefonia mobile saranno obbligati a stretti controlli di trading sulle licenze per i canali acquisiti a caro prezzo, che potranno cedere a terzi dopo la realizzazione delle reti 4G (LTE) e solamente sotto l’autorizzazione del Ministero.
Il giornali inglese fa notare poi che l’esecutivo ha respinto una proposta del PD (emendamento alla Manovra finanziaria approvata il 16 settembre) che chiedeva la trasmformazione del beauty contest in un’asta competitiva anche per le frequenze da riassegnare alle televisioni. E sottolinea inoltre quanti ostacoli ha posto il governo sulla partecipazione alla gara di nuovi entranti come Sky Italia.
L’ex ministro alle Comunicazioni Paolo Gentiloni, intervistato dal quotidiano finanziario, afferma che il beauty contest rischia di non onorare lo scopo originario per il quale era stato richiesto dalla Commissione Ue. E cioè l’apertura del mercato televisivo a nuovi entranti: «Il duopolio analogico – dice Gentiloni – sarà trasferito al digitale». Il senatore del PD, Vincenzo Vita, ha fatto sapere che presto verrà presentato un nuovo emendamento insieme al terzo polo e Italia dei Valori, per rivedere il sistema di assegnazione gratuita. «Non capisco – dice Vita – perché le emittenti nazionali debbano passare al digitale terrestre gratuitamente», appropriandosi di un bene immenso senza versare alcunché. In questo modo, ha aggiunto il senatore, «il digitale rischia di essere la copia dell’analogico con i soliti nomi e con l’irrisolto problema del conflitto di interesse».