Caso Europa 7, Di Stefano si appella alla Corte Ue

Francesco Di Stefano, editore di Europa 7, martedì prossimo sarà ascoltato dal direttore generale della Concorrenza della Commissione europea Johannes Laitenberger in vista di un ricorso alla Corte di Giustizia europea.

Dopo ben 18 anni di ricorsi e battaglie legali, il caso Europa 7 non sembra essere ancora concluso. La guerra tra Francesco Di Stefano, editore di Europa 7 (ora Europa Way) e lo Stato italiano sul mancato accesso al mercato radiotelevisivo ora finisce davanti alla Commissione Ue.

Martedì prossimo 9 aprile, infatti, l’editore incontrerà il direttore generale alla Concorrenza Johannes Laitenberger per discutere del caso e annunciare un ricorso alla Corte di Giustizia euro­pea dopo 14 anni di procedure d’infrazione da parte dell’Europa verso l’Italia per l’impossibilità di creare u­na tv nazionale fuori del mercato bloccato dai competitors dominanti Rai-Me­diaset.

La storia 

Europa 7 era una tv nazionale a pagamento. È nata nel 1999 quando ottenne il titolo concessorio – caso unico in Italia – in assenza di frequenze su cui trasmettere. In base alla legge n.249 del 1997, ottenne la licenza per trasmettere attraverso tre frequenze per la copertura dell’80% del territorio nazionale.

Tra falsi e veri annunci sul lancio di programmi generalisti, semigeneralisti e tematici (in pay-tv, pay-per-view e free) o tecnologie innovative (HD, DVB-T2), il network dell’editore Di Stefano non ha mai rappresentato una concreta offerta nel panorama televisivo italiano, almeno dal punto di vista dei telespettatori. Forse il punto più alto dell’attività di Europa 7 è avvenuto nel 2012 in seguito all’accordo con la Lega Serie B di calcio per la trasmissione delle partite del campionato in diretta con la pay-tv Europa 7 HD. A causa di uno scarso riscontro di pubblico però il pacchetto di canali viene spento al termine del campionato.

Diversa invece l’evoluzione della vicenda sul piano giudiziario-amministrativo, con la creazione di importantissimi precedenti che hanno condotto a diverse riscritture delle assegnazione dei diritti d’uso, quantomeno a livello superlocale.

Dopo 10 anni di richieste a vari governi e Authority, e un sfilza infinita di ricorsi, la rete ottenne la concessione di trasmissione nel 2009 su una sola frequenza. Nel 2012, in seguito a un ricorso presso la Corte europea dei diritti umani, lo Stato italiano fu condannato a una multa di 10 milioni di euro per danni materiali e morali contro una richiesta di 2 miliardi di euro, per non aver concesso per un decennio i canali all’emittente tv.

A luglio 2012 il Tar del Lazio ha condannato il ministero dello Sviluppo Economico a seguito della mancata esecuzione del precedente dispositivo della sentenza nominando fissando una penale di 1500 euro al giorno per le frequenze negate. La vicenda è arrivata nel 2014 fino al fallimento societario di Centro Europa 7 con la conseguente chiusura di tutte le attività televisive. Negli anni successivi Europa 7 pur partecipando ad alcune aste per i Multiplex del digitale terrestre, ha mantenuto solo una frequenza Mux attiva localmente nella zona di Roma, rivendendo tutte le altre concessioni di trasmissione ad altri editori locali.

Nel 2018 spunta un’altra offerta: Fly HD. Un’offerta pay-per-view a basso prezzo di film ed eventi su piattaforma ibrida banda larga-digitale terrestre. Il servizio dovrebbe essere ricevibile anche da smartphone e tablet attraverso un’app.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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