L’esecutivo Monti ha quindi fatto il grande passo verso una reale asta per le frequenze tv? Lo Stato italiano potrà incassare quel miliardo e spicci per i 6 multiplex (valutazione di Mediobanca) venduti alle televisioni e agli operatori di rete? Non è proprio detto. Come abbiamo già visto in passato l’approvazione di un ordine del giorno non significa necessariamente l’ufficialità di un atto concreto del governo, ma è solo una sorta di promessa che si può, volendo, non mantenere. C’è inoltre la grana della pioggia di ricorsi depositati presso il Tar del Lazio da Mediaset, Ti Media, Europa 7 e altri partecipanti alla gara contro l’annullamento e/o la ridefinizione dello stesso Beauty Contest, che potrebbe ingarbugliare ancor più la vicenda. Intanto l’Antitrust europeo chiede con insistenza una verifica sull’assegnazione.
L’asta per i canali televisivi, originariamente imposta dalla Commissione europea per chiudere la procedura d’infrazione sulle regole della concorrenza del mercato televisivo italiano, costruita col concorso di bellezza dall’ex ministo Romani su misura per Mediaset, ora potrebbe trasformarsi in una vendita a basso costo di alcune frequenze per i soliti incumbent (Rai e Mediaset in primis), mentre una seconda tranche di canali potrebbe essere venduta in un’asta pubblica vera e propria tra un anno alle compagnie delle telecomunicazioni per la banda larga mobile.
Fonte: corriere.it