Agcom: sviluppo della fibra a rilento. Italia lontana dagli obiettivi dell’Agenda Digitale UE

L’Italia non è ancora un Paese digitale. Tv Digital Divide lo ha sottolineato più volte con dati e statistiche impietose. Ora, con l’avvento del nuovo governo e forse libera delle pressioni politiche, l’Autorità di garanzia per le comunicazioni sottolinea con più vigore lo stato di arretratezza digitale dell’Italia, e insiste sull’urgenza dell’adozione di un’Agenda Digitale.

«Siamo lontani dai traguardi del 2020. Ci sono ombre e qualche luce in un contesto complessivamente ancora troppo tiepido verso il digitale», ha dichiarato il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, in occasione di un’audizione alla Commissione Trasporti della Camera, sulle prospettive delle reti di telecomunicazione di nuova generazione in relazione agli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea. Secondo Calabrò, in Italia spicca in particolar modo «la contrapposizione tra lo sviluppo del mobile e lo stallo del fisso: un quadro asimmetrico in cui si assiste ad una forte contrazione delle linee fisse e ad una crescita esponenziale di quelle mobili».

«I progetti per la realizzazione della rete di accesso in fibra ottica languono, mentre la recente esperienza di successo dell’asta per le frequenze di quarta generazione (che ha generato quasi 4 miliardi di euro per lo Stato) è la cartina di tornasole del valore atteso dall’investimento nel radiospettro», ha affermato Calabrò. «Sarà proprio la rete in fibra l’infrastruttura che permetterà di realizzare davvero la velocità di connessione promessa dall’LTE», in quanto anche la rete mobile ha bisogno di collegamenti di rilegamento in fibra fra stazioni radio-base e centrali. «In Italia la copertura territoriale della fibra ottica è al 10%, con poco più di 2,5 milioni di edifici passati in fibra e solo 300.000 accessi attivi, pari allo 0,6% della popolazione. Sorprende che gli attuali 300.000 utenti in fibra rappresentino un dato che grosso modo da 4 anni non varia».

Il presidente dell’Agcom lamenta inoltre che nella diffusione della banda ultralarga (dove il Paese è agli ultimi posti in Europa) «i principali operatori tlc avanzano ancora con il freno a mano tirato». Sul fronte privato «le esperienze più interessanti a livello territoriale riguardano l’utilizzo di infrastrutture esistenti, anche non di compagnie di telecomunicazione (come ad esempio Metroweb) e le iniziative di alcuni amministrazioni locali». «In un momento di transizione come questo – ha precisato – connotato da una marcata sensibilità per i temi dello sviluppo, i ruoli dell’Esecutivo che ha la responsabilità per la politica industriale e del regolatore sono complementari, e una stretta collaborazione è necessaria. Vanno dunque salutati positivamente i passi avanti dall’attuale Governo per la diffusione della banda ultralarga», ha concluso Calabro.

Oggi l’Autorità ha pubblicato sul proprio sito il testo della delibera sugli obblighi regolamentari relativi ai servizi di accesso alle reti NGN soprattutto a capo dell’ex-monopolista Telecom Italia. «Ma non è un compito facile regolare qualcosa che ancora non c’è, incidendo, attraverso la regolamentazione, sui profitti attesi e quindi sull’incentivo ad investire. Troppe regole ingessano un mercato che deve ancora svilupparsi, poche regole potrebbero favorire alcuni soggetti a scapito di altri». ha spiegato Calabrò. «Di una cosa però sono sicuro – ha sottolineato – replicare l’impianto delle regole del rame anche per la fibra significherebbe pregiudicarne il futuro perchè in tal modo le nuove reti non si realizzerebbero mai». Logicamente c’è anche chi non è d’accordo con le nuove disposizioni per il mercato delle reti in fibra: l’AIIP, l’associazione italiana degli Internet Provider ha annunciato che farà ricorso al Tar contro la delibera in questione.

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