Un po’ tormentone, un po’ fantasma brizzolato negli ultimi anni il tema ha sempre influenzato le discussioni sul futuro della rete fissa di Telecom Italia e il destino della nuova infrastruttura a banda ultra larga NGN: è ipotizzabile oppure no uno scorporo dal gruppo della spina dorsale dove corrono le nostre telefonate e i dati? E’ quanto scrive oggi il Corriere della Sera parlando dell’ipotesi di una partecipazione in qualche forma della Cassa depositi e prestiti. Anche se al momento, come spiegano alcune fonti ministeriali il ragionamento è ancora lontano da una possibile realizzazione.
In ogni caso, il ritornello scorporo, per quanto abusato, è forse il sintomo più significativo di un male oscuro nella discussione. Nel passaggio tra l’ultimo governo Berlusconi e l’attuale esecutivo guidato da Mario Monti la tensione tra Telecom Italia e gli altri operatori telefonici per la rielaborazione della nervatura di telecomunicazioni e di Internet sembrava essere scomparsa.
Ma sotto la cenere nulla è cambiato. Sono diversi i retroscena mai emersi. Morto, dopo un pesante scontro con il presidente esecutivo di Telecom, Franco Bernabè, il piano dell’ex ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani il piano Cdp-Metroweb è sembrato sulla carta il miglior sostituto per dotare il territorio nazionale, con un modello pubblico-privato, di una rete moderna e capillare. La partecipazione dello Stato, come nel laboratorio Trentino Alto Adige, è giustificata dalla necessità di intervento sul digital divide.
Il ministero dello Sviluppo ha iniziato a pubblicare in questi giorni i risultati di questo brain storming anche se, per volontà dell’azienda, la parte relativa a Telecom non è consultabile. In una fase “due” si dovrebbe poi modificare ulteriormente la rete, anche se la divisione dei due interventi comporta un surplus di costo non secondario e lascia nel settore qualche dubbio sulla volontà effettiva di concluderla. Il vero vantaggio si chiama “ri-monopolizzazione” della rete come l’ha definita pochi giorni fa l’amministratore delegato di Wind, Ossama Bessada.
La probabilità di una doppia rete NGN, visti i costi, tende allo zero. Lo Stato, con un possibile repechage da parte del governo del secondo step del piano per il digital divide – ora fermo – si accollerebbe il costo delle aree a fallimento di mercato. Il ministro Profumo ha già mostrato in un’intervista di condividere questa evoluzione definendo il digital divide la vera priorità. E non è un caso che proprio questa settimana sia partita la campagna di marketing per mostrare le potenzialità della rete mobile di nuova generazione LTE.
Fonte: MF-DJ
Quantomeno qualcosa si sta muovendo a livello nazionale. Speriamo in bene. Ma non dimentichiamo che nelle aree disagiate spesso esistono comunque aziende private che danno servizi senza fili con qualità paragonabile alla fibra ottica: http://www.adslwireless.biz/
Tantissime chiacchere, riunioni e meeting, pochissimi o nulli i fatti!
Denaro pubblico sperperato, poi il porvider è TELECOM!?!
con le sue tariffe “POPOLARI”! Non mi convince per niente. Bahh ( Un momento si lamentano perchè non c’è richiesta, credo ben) :o()