Brutto colpo per il mercato pubblicitario televisivo. A febbraio, secondo i dati Nielsen, la tv ha segnato una contrazione del 4,9%. In totale il comparto degli spot ha chiuso il primo bimestre dell’anno con un -5,2% rispetto al 2014 (891,7 milioni di euro).
Nonostante le stime di previsione positive per il 2015, gli investimenti sugli spot tv non si riprendono. Mediaset (Publitalia) ha chiuso con un 2,8% rispetto allo stesso mese del 2014. Rai (Rai Pubblicità) con un -6,1%, nonostante il buon Festival di Sanremo. Pure Sky (Sky Pubblicità), in costante crescita nei mesi scorsi, ha subito un -10,8%, dati che però al netto delle Olimpiadi di Sochi trasmesse nel 2014 si tramutano in un +3,2%. La7 di Cairo è invece il gruppo tv che subisce il maggiore calo: -12%.
Tra gennaio e febbraio la tv italiana ha raccolto complessivamente 552 milioni, con un calo di quasi il 5% rispetto allo stesso bimestre del 2014. Le emittenti Mediaset hanno raccolto 322,5 milioni di euro (-3,8%, la tabellare è invece -1,8%), i canali Rai hanno ricavato 126,7 milioni (-9%, tabellare a -10%, telepromozioni ridotte del 24%).
I canali Sky ottengono nel bimestre 65,8 milioni di euro (-2,5%) e infine le emittenti di La7 raccolgono 22,7 milioni (-12,4%). Calano anche i canali Kids di Discovery Italia con 4,2 milioni di euro incassati e un calo del 3%. Mtv è invece in controtendenza: nei primi due mesi dell’anno raccoglie 10 milioni e cresce del 19% rispetto al 2014.
Secondo il forzista Maurizio Gasparri, in polemica con il possibile ampliamento degli spazi pubblicitari della riforma della Rai, il mercato della pubblicità è distorto dall’operato della tv pubblica, che farebbe concorrenza sleale solamente alla carta stampata (quotidiani e periodici perdono rispettivamente a febbraio l’8,9% e il 6,2%). «La preoccupazione per un ampliamento degli affollamenti pubblicitari della Rai non sembra avere fondamento. – dice Gasparri – La proposta del governo Renzi (anticipata da La Stampa -ndr) prevede, all’articolo 5, l’abrogazione dell’art. 17 della legge Gasparri. Ma il limite all’affollamento pubblicitario della concessionaria pubblica è ribadito dall’art. 38, comma 1, del Testo unico dei servizi media-audiovisivi e radiofonici in cui è stata trasfusa la legge Gasparri».
«Nel Testo unico – continua il deputato di Forza Italia – si stabilisce che la trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della Rai non può eccedere il 4% delle ore settimanali di programmazione e il 12% di ogni ora; un’eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2% nel corso di un’ora, deve essere recuperata nell’ora antecedente o successiva. Quindi, la cancellazione dell’art. 17 della Gasparri non modifica la normativa vigente. L’allarme lanciato non ha fondamento. Tuttavia, esiste un problema di concorrenza sleale che sta penalizzando non tanto gli altri operatori televisivi ma i giornali. La Rai, infatti, vende spazi pubblicitari con uno sconto dell’80%. In pratica regala pubblicità facendo un’azione di dumping che dovrebbe essere impedita dalle autorità competenti, che invece assistono inerti a questo scempio». Gasparri si dimentica però che operando in questo modo la Rai va a favorire ancora più il principale e quasi unico concorrente del settore tv di proprietà del suo capo di partito…
Fonte: ItaliaOggi | ilvelino.it