Il concorso di bellezza del digitale terrestre che regala le frequenze alle tv

In questi giorni caldi di ennesima crisi economica il governo italiano cerca di far quadrare i conti pubblici con manovre e manovrine bis che peseranno (come al solito) soprattutto sui ceti bassi e sulla classe media (che media più non è). I geniali rappresentanti dell’esecutivo pensano pure di (s)vendere in extremis il patrimonio immobiliare dello Stato.

Nel frattempo il Ministero dello Sviluppo economico sta per concedere gratuitamente a settembre in una gara pubblica ai soli network televisivi nazionali (in primis Rai e Mediaset) un altro patrimonio, stavolta di frequenze tv del digitale terrestre, bene pubblico valutato poco meno di 2 miliardi di euro. Una cifra che, se incassata dallo Stato, potrebbe invece alleggerire i gravosi sacrifici richiesti ai cittadini italiani dalla manovra correttiva da 45 miliardi.

Mettere in vendita i 6 mux del digitale terrestre. E’ questa la proposta lanciata ieri dal senatore del PD Vincenza Vita e dal portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti, e amplificata dai telegiornali di “opposizione” e da tutti o quasi i quotidiani, da La Repubblica a La Stampa fino a L’Unità.

«Se le frequenze tv digitali che lo Stato si appresta a regalare a Rai e Mediaset fossero messe all’asta tra i privati potrebbero fruttare allo Stato tre o forse quattro miliardi di euro. – afferma Vita – Di fronte alla inquietante manovra bis, va ripresa e cambiata la natura dell’assegnazione delle frequenze digitali alle televisioni nazionali. L’attuale meccanismo del beauty contest – secondo Vita e Giulietti – che assegna gratuitamente un bene pubblico, perpetua il sistema concentrativo dominato da Mediaset. Con una vera e propria asta competitiva, come è stato deciso per i gestori della telefonia mobile, possono entrare invece nelle casse dello Stato diversi miliardi di euro. Risulterebbero salvati così gli enti culturali e tantissimi investimenti sociali». In conclusione «Un emendamento ad hoc verrà presentato al decreto. Sarebbe un pizzico di giustizia».

Anche Antonio Di Pietro (Idv) sostiene la proposta e rincara la dose di critiche al governo: «Le frequenze sono un bene pubblico, devono essere messe all’asta e gli incassi devono essere scalati dalla manovra in sostituzione dei tagli agli enti locali, cioè, in soldoni, ai servizi per i cittadini, alla sanità, all’istruzione, ai trasporti pubblici. Il governo pensa invece di regalare quelle frequenze, indovinate un pò a chi? A chi ha i requisiti adatti, cioè alla Rai e a Mediaset, l’azienda del presidente del Consiglio. Questa ennesima ingiustizia che come al solito va a tutto vantaggio di Silvio Berlusconi, non può e non deve essere tollerata» conclude Di Pietro.

La proposta però non è certamente nata ieri, ma è stata lanciata ben due anni fa quando l’Agcom e il Ministero notificarono le modalità e i meccanismi del tipo di gara pubblica e diedero il via libera al concorso di bellezza. Da molti mesi è noto all’opinione pubblica che il concorso per l’assegnazione di 6 frequenze televisive (5 in DVB-T e una sesta in DVB-H o DVB-T2), imposto dalla Commisione Europea per aprire il mercato tv italiano alla concorrenza ed evitare pesantissime sazioni, sarà totalmente gratuito per gli operatori che saranno in grado di presentare i requisiti e le qualità imprenditoriali adatte ad aggiudicarsi i canali (multiplex) del digitale terrestre. Anche se i sei mux sono valutati 300-400 milioni l’uno, e, se messi all’asta, potrebbero addirittura triplicare di valore.

Ma il concorso di bellezza, che vedrà sfilare i network nazionali italiani e stranieri, è stato pensato dal ministro Romani per favorire i soliti noti  (Mediaset e Rai). La gara premierà infatti le aziende più grandi, con più copertura, con più impianti, e con più dipendenti, assegnando pure le frequenze tv migliori ai partecipanti del lotto B, cioè sempre Rai e Mediaset, e in questo modo difficilmente riuscirà ad aprire il duopolistico mercato tv italico. Eppure il Ministero dello sviluppo per pubblicare il bando e il disciplinare di gara ha dovuto attendere quasi un anno e mezzo prima di ricevere l’agognata approvazione dell’UE, dopo i problemi sorti sull’ingresso di Sky e dopo l’empasse della Commisione europea sui regolamenti poco aperti alla concorrenza.

Sarà quindi estremamente improbabile che il MSE e il governo decidano di stravolgere la forma della gara, per i limiti di tempo imposti dall’Europa e soprattutto per i forti interessi delle aziende della famiglia Berlusconi. Ora, dal 6 settembre prossimo, partirà la preselezione delle emittenti nazionali candidate ad ottenere le frequenze digitali.

4 thoughts on “Il concorso di bellezza del digitale terrestre che regala le frequenze alle tv

    1. Ciao Gaspare,
      da quasi due anni la rete, la stampa di settore e il mercato tv criticano la scandalosa scelta da parte del governo di assegnare gratuitamente le frequenze tv nel beauty contest. Canali o multiplex del digitale terrestre che una volta riassegnati dovrebbero aprire il mercato televisivo e fermare le sazioni da 125 mila euro al giorno imposte della Commissione europea per le assurde disposizioni della Legge Gasparri del 2004 sul dividendo digitale. E che invece saranno serviti su un piatto d’argento ai soliti noti.
      Purtroppo solo in questi ultimi giorni e in grande ritardo, col governo che tenta in extremis la manovra bis per tenere a galla il paese, le opposizioni gridano (invano) ai 4 venti che il concorso di bellezza è un grande spreco e un grosso regalo alle televisioni. Solo in questi giorni caldi il Grande Zentro di Pierferdi si fa promotore di una protesta mai accennata prima…

  1. quezal, hai perfettamente ragione… io stesso mi sono imbattuto nella notizia per caso… e ho iniziato a farla girare su facebook e così via per sensibilizzare l’opinione pubblica

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