Le battaglie dalle tv locali, contro l’esproprio coattivo delle frequenze, contro i vincoli di trasmissione di contenuti nazionali, sulla riforma della numerazione LCN (per citarne solo alcune), rappresentano una triste e nota realtà quotidiana del paese Italia e della sua televisione monopolizzata dai soliti operatori nazionali. Una strenua lotta che pone i canali regionali contro le leggi del governo e le delibere dell’Agcom, sostenuta però da un esiguo numero di enti regionali e da un gruppo sparuto di parlamentari.
Ma oggi, dopo mesi di inspiegabile silenzio, insorgono a sorpresa in favore della causa anche le lobbies e i media cattolici, destati forse dai possibili danni che potrebbero subire le preziose tv vicine alle istituzioni ecclesiastiche. Con articoli di fuoco, degni di una crociata in grande stile titolata la “Tele-mattanza delle tv locali“, il quotidiano Avvenire, il settimanale Famiglia Cristiana e Radio Vaticana si scagliano in questi giorni d’estate contro il taglio delle frequenze e contro le disposizioni discriminatorie del governo che stanno affossando il comparto televisivo locale. Avvenire ha addirittura intervistato gli ex-ministri per le comunicazioni Gasparri e Gentiloni, ha buttato nella mischia i fedeli deputati Rao e Binetti dell’UDC, e ha coinvolto personaggi dello spettacolo tv come Renzo Arbore e Carlo Conti.
Il presidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Francesco Zanotti, denuncia: «l’urgenza di fare cassa da parte del governo non deve far perdere di vista il diritto all’informazione di cui devono sempre godere i cittadini. Con un ennesimo provvedimento il governo mette a rischio il pluralismo dell’informazione, a scapito dei più piccoli, a vantaggio dei soliti noti». Ma non è una critica ai grandi media – afferma Zanotti – (come potrebbe mai criticare il Tg1?): «l’altra faccia dell’informazione, quella legata al territorio viene costantemente bastonata. Lo scorso hanno è stata la carta stampata con l’aggravio delle tariffe postali, adesso è la volta dei canali locali. Ma il pluralismo dell’informazione è un bene dal quale non si può derogare in una democrazia compiuta».
Radio Vaticana invece dai suoi microfoni ha dato voce al dissenso con un’intervista a Luigi Bardelli, presidente del Corallo, il Consorzio delle radio e tv libere locali: «Con la legge di Stabilità 2011 – sottolinea l’emittente pontificia – il Parlamento italiano ha deciso di tagliare frequenze televisive da anni in uso alle tv comunitarie locali, cattoliche e non, per destinarle allo sviluppo della telefonia mobile. Una decisione che ha già suscitato le proteste di molte emittenti locali e, nel mondo cattolico, del quotidiano dei vescovi “Avvenire“. «Le compagnie telefoniche devono certamente crescere, ma non a danno dell’emittenza locale» afferma l’emittente del Vaticano nel suo radiogiornale. «Per noi, soprattutto per noi cattolici, c’è una verità – conclude Bardelli – se invece della strada che ha preso il sistema televisivo italiano, ci fosse stata davvero la costituzione del terzo polo, inteso come il mondo delle emittenti locali valorizzate, l’incidenza sul costume italiano sarebbe stata diversa da quella che ci hanno fatto vedere i pomeriggi di Mediaset e purtroppo anche di Rai. In provincia c’è la vita vera: gente che soffre, che lavora, che gioisce, che patisce per i propri figli, per i propri disabili… c’è un’altra vita! La nostra vita quotidiana è questo mondo e, se questo mondo fosse venuto alla ribalta, l’Italia sarebbe più vera di quella fiction nella quale si sta trasformando oggi».