Sulla spinta di Libertiamo, Il Futurista, Articolo 21 e Agorà Digitale, alla Camera si mobilitano tutte le forze politiche in uno schieramento bipartisan per cancellare la norma inserita nella legge comunitaria, su proposta del leghista Gianni Fava, che prevede la possibilità per chiunque di chiedere a qualsiasi hosting provider il monitoraggio preventivo e la rimozione dei contenuti pubblicati, in una sorta di Far West della giustizia del Web.
Un emendamento soppressivo è stato presentato da deputati di tutti i partiti per eliminare una misura tipica degli Stati totalitari, hanno assicurato nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio Beppe Giulietti, Flavia Perina (Fli), Benedetto Della Vedova (Fli), Marco Beltrandi (Radicali), Roberto Rao (Udc), Paolo Gentiloni (Pd), Stefano Pedica (Idv), Gianni Vernetti (Api) e Antonio Palmieri (Pdl). L’emendamento Fava mette a repentaglio la libertà di espressione online e la stessa natura neutrale di Internet con il rischio, spiega il segretario di Agorà digitale, Luca Nicotra, di «una rimozione selvaggia di contenuti in base ad una semplice segnalazione». «La convinzione che Internet sia un bene da tutelare appartiene a tutte le forze politiche – ricorda però Antonio Palmieri, del Pdl – spero che in futuro si possa discutere nel merito senza appiccicare etichette esagerate a chi tenta di porre rimedio a problemi».
«L’emendamento – afferma Paolo Gentiloni del PD – si inserisce nel recepimento di una direttiva comunitaria che va esattamente nella direzione opposta – ha ricordato – l’altro paradosso è che una materia su cui i francesi e gli americani hanno discusso per mesi, con grandi divisioni, da noi si affronti con un emendamento di soppiatto infilato nella Comunitaria. E’ una pecionata anche dal punto di vista parlamentare». Una norma, che secondo il radicale Beltrandi, può far scattare una procedura d’infrazione Ue nei confronti dell’Italia. «La cosa migliore -conclude Giuseppe Giulietti, deputato del Gruppo Misto ed esponente di Articolo 21- è l’abrogazione di questo articolo pasticciato e confuso: non si interviene in una materia come questa in modo surrettizio».
Intanto Gianni Fava, sulla spinta della sua iniziativa censoria, è volato negli USA per incontrare Lamar Smith, il deputato texano promotore del SOPA, la contestatissima legge anti-pirateria rinviata dopo lo sciopero del Web. Il parlamentare leghista sarà ricevuto con la commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria da una delegazione di parlamentari USA impegnati nella lotta contro la violazione del Copyright online. «La pirateria online produce 200 miliardi di dollari di danni all’economia mondiale – spiega Fava. L’Italia è tra i paesi con il più alto tasso di download illegale, che provoca un danno dai 7 ai 10 miliardi di euro. Bisogna fare qualcosa. Anche perché qui negli Usa mi hanno chiaramente detto che se non regoliamo il settore, i dazi commerciali rimarranno altissimi».
Le cifre catastrofiche sulla contraffazione negli Stati Uniti, diffuse e pubblicizzate in tutto il mondo, descrivono anche stime di 750 mila posti di lavoro persi. Ma nè il Dipartimento del Commercio, nè la Dogana e neanche la Camera di Commercio USA, secondo uno studio del sito d’informazione indipendente Ars Technica e della rivista Wired, hanno mai confermato questi numeri da apocalisse. Le stesse ingenti cifre di danni (tra i 200 e il 250 miliardi di dollari) denunciate dall’FBI e dal Congresso USA non hanno riscontri. Wired ha sottolineato inoltre che la somma di 250 miliardi denunciata è nettamente superiore ai ricavi lordi complessivi calcolati nel 2005 dei settori della musica, del software, del cinema e dei videogames. L’unico dato certo è stato diffuso vent’anni or sono dalla US International Trade Commission che quantifica in 60 miliardi di dollari all’anno il costo della pirateria negli Stati Uniti. Lo studio di Arstechnica.com, secondo un sondaggio che ha coinvolto le aziende americane dell’ICT, registra che ai giorni nostri la probabile perdita a causa della violazione del Copyright è stimata in 23,4 miliardi l’anno, e i posti di lavoro perduti sarebbero al massimo 6000.
Fonti: Adnkronos | corrierecomunicazioni.it | corriere.it | arstechnica.com