Altroconsumo rilancia la sua petizione, che ha già ottenuto 8119 adesioni, per convincere il governo a indire un’asta pubblica sulle frequenze televisive. La tribolata vicenda del concorso di bellezza del digitale terrestre va avanti da parecchi mesi (secondo Altroconsumo, per Tv Digital Divide da anni), ma sta finalmente giungendo al termine: il Governo ha sospeso per tre mesi la gara a beauty contest con cui il precedente ministro dello sviluppo economico (tale Paolo Romani) aveva deciso di assegnare gratuitamente 6 multiplex digitali ai soliti operatori televisivi del mercato italiano. L’esecutivo Monti ora dovrà decidere se modificare la gara non competitiva o costituire una vera e propria asta onerosa.
L’iniziativa era stata contrastata su vari fronti politici e dai media, soprattutto dopo che Sky aveva polemicamente deciso di ritirarsi dalla gara, lasciando come unici concorrenti Rai, Mediaset e TI Media. Questo avrebbe rafforzato ulteriormente il vecchio duopolio televisivo italiano, anche nel nuovo contesto digitale. E poi c’era la questione delle risorse: perché rinunciare ad un significativo introito per le casse pubbliche derivante dalla vendita delle frequenze? E perché questa disparità di trattamento con le frequenze per la banda larga che, invece, sono state vendute?
Altroconsumo e Femi (Federazione media digitali indipendenti) hanno inviato qualche giorno fa al Ministro dello sviluppo economico una formale istanza perché il Governo intervenisse sulla procedura di questa gara, annullandola e avviando al suo posto un’asta pubblica come si è fatto con le frequenze per la banda larga di internet mobile. Il Governo si è impegnato (più o meno) alla revisione della procedura d asegnazione delle frequenze, rispondendo positivamente agli ordini del giorno presentati da PD, Idv, e Lega Nord in parlamento. «Di questi tempi, l’Italia non si può certo permettere di rinunciare a qualche miliardo di entrate nelle casse dello Stato».