Il caso di Europa 7, dopo un iter giudiziario durato ben 9 anni, giunge all’esame della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. E anche se la società televisiva di proprietà di Francesco Di Stefano ha ottenuto nel 2010 dal governo le agognate frequenze televisive, vinte però nel 1999 in una regolare gara pubblica, ma occupate per anni abusivamente dalle reti Mediaset (in particola da rete Rete 4), Centro Europa 7 ha voluto proseguire l’infinito iter di ricorsi e di appelli alla giustizia per dimostrare quali sono le attuali condizioni delle libertà del mercato tv, di espressione e di stampa in Italia.
I 17 giudici della Grande camera della Corte, dopo il rinvio richiesto e ottenuto dal governo il maggio scorso, si dovranno pronunciare sul ricorso presentato dall’emittente italiana dopo aver ascoltato domani gli avvocati delle parti. L’emittente di Francesco di Stefano per 10 lunghi anni non ha potuto trasmettere neanche un minuto della programmazione dei propri canali, perchè il governo e il Ministero delle comunicazioni non hanno mai rilasciato le concessioni d’uso delle frequenze tv nazionali, a quei tempi tutte occupate dalle reti Mediaset. Attraverso leggi (legge Gasparri del 2004) e ricorsi gli stessi governi, diciamo molto vicini al gruppo di Cologno Monzese, procrastinarono l’assegnazione dei canali al momento dell’arrivo del digitale terrestre. E poi lo fecero slittare ancora fino al 2010.
Le accuse di Europa 7 sono rivolte direttamente allo Stato Italiano, che avrà l’arduo compito di dimostrare di non aver violato il diritto alla libera espressione dell’emittente privata e quindi di non aver violato il diritto degli italiani di essere informati, ed evitare così le ennesime sanzioni dall’Europa. I giudici prenderanno la loro decisione domani subito dopo l’udienza pubblica, ma la sentenza non sarà resa nota prima di almeno tre mesi e sarà una sentenza definitiva senza appello.
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