Il caos provocato recentemente dalle grandi società della telecomunicazione italiana nei Comitati NGN in qualche modo andrebbe regolato per consentire uno sviluppo comune in Italia di un’infrastruttura fondamentale come la rete a fibra ottica. Nel paese europeo con la più bassa diffusione della banda larga ci sta provando l’Autorità garante per le comunicazioni con minimi se non nulli successi quasi tutti a favore dell’ex-monopolista Telecom Italia padrone assoluto dell’intera rete in rame.
Per porre finalmente dei paletti a queste dispute industriali sulla banda larga avide di profitti, è giunta da Bruxelles una raccomandazione della Commissione Europea rivolta direttamente all’Agcom che inquadra una volta per tutte come andrebbe regolamentato l’accesso competitivo alle reti internet in fibra ottica che potrebbero portare la banda larga ad alta velocità nelle case degli italiani vessati fino ad oggi dal digital divide.
La raccomandazione UE definisce le regole per un approccio comune a livello europeo, che dovrebbe garantire equilibrio e tutelare la concorrenza, nella corsa allo sviluppo delle reti NGN che, è cosa certa, richiede ingenti investimenti da parte delle telcom, soprattutto nel caso in cui si sostituisca del tutto la vecchia rete in rame. Gli orientamenti, che una volta pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea diverranno regolamenti, raccomandano con forza il coinvestimento tra gli operatori telcom, strumento strategico che può ridurre i costi e i rischi degli investitori. La Commissione Europea quindi ha imposto una differenziazione geografica tra le varie tipologie di mercato, introducendo delle regole più ferree per le aree rurali a basso tasso remunerativo e altre regole più blande nelle zone urbane ad alta concorrenza. Le norme prevedono anche che le telcom dominanti sul mercato mettano a disposizione le proprie infrastrutture, escludendo qualsiasi tipo di eccezione, in particolare l’accesso dell’ultimo miglio (unbundling che l’Agcom ha recentemente portato a un costo d’affitto sopra la media europea ed è causa di forti polemiche con gli operatori alternativi) e l’accesso bitstream a condizioni economiche orientate al costo, per agevolare l’ingresso dei nuovi operatori.
Secondo l’Agenda Digitale Europea entro il 2020 la fibra ottica dovrebbe arrivare in tutte le case del vecchio continente. Molti Stati membri dell’Unione hanno redatto la propria road map per lo sviluppo delle infrastrutture NGN. L’Italia come al solito è nettamente indietro. Per questo motivo la Commissione UE ha chiesto di mettere in atto un piano operativo con concrete misure di esecuzione che consideri tutti i necessari finanziamenti pubblici e privati di sviluppo.