Alla Rai non piace il sardo

switch-off_rai_sardegnaLa Rai esclude il sardo dal disegno di legge di riforma.

Per la produzione e la trasmissione di programmi nella lingua delle varie minoranze, il ddl di riforma della tv di Stato, che dopo il via libera del Senato ora attende quello della Camera, prende infatti in considerazione lo sloveno, il tedesco, il francese e il ladino. Ma ignora la “limba sarda”.

L’esclusione, accusano in molti, calpesta uno dei principi fondanti dello Stato descritto nell’articolo 6 della Costituzione italiana che recita: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche».

Forse la Sardegna viene cancellata perché l’offerta di uno spazio alla cultura sarda sarebbe un onere eccessivo, sicuramente superiore a quello offerto alle altre comunità, incluse invece nella riforma Rai (scrive Piero Manninroni su La Nuova Sardegna). Evidentemente chi ha votato al Senato crede che il sardo costi di più delle altre lingue e dialetti. O forse i relatori del tribolatissimo disegno di legge sulla nuova Rai, Raffaele Ranucci del PD e Enrico Buemi del PSI, non hanno gli strumenti e le conoscenze per comprendere la distinzione tra un dialetto e un lingua riconosciuta, come quella sarda.

Il vicepresidente vicario del gruppo “Per l’Italia-Centro Democratico” alla Camera, Roberto Capelli è comunque pronto a dare battaglia alla Camera: «Il sardo non è una lingua di serie B. Escluderla dalla programmazione del servizio pubblico radio televisivo nella parte dedicata al nostro territorio è stato un atto discriminatorio in piena regola. Alla Camera daremo dunque battaglia affinché questo ddl di riforma Rai ritorni in carreggiata. Ho già predisposto un emendamento per consentire ai cittadini sardi di continuare ad assistere a trasmissioni nella propria lingua, sottoponendolo alla firma di tutti i colleghi parlamentari della Sardegna».

«È a dir poco offensivo – sottolinea Capelli – giustificare questa decisione in nome dell’equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio, perché le regole o valgono per tutti o per nessuno. Mentre la lingua sarda è stata esclusa, la diffusione di trasmissioni radiofoniche e televisive in tedesco e ladino per la provincia autonoma di Bolzano, in ladino per la provincia autonoma di Trento, in francese per la regione Valle d’Aosta e in sloveno per il Friuli Venezia-Giulia, è stata invece garantita. Come dire, due pesi e due misure. Ci sembra davvero troppo: per la storia, la cultura e la dignità della nostra regione». «Una disparità inaccettabile», ha protestato il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Francesco Pigliaru.

Fonte: l’Espresso | lanuovasardegna.gelocal.it | ilcentrodemocratico.it

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