Agcom approva le regole NGN. Telecom, unbundling ove tecnicamente possibile

Il Consiglio dell’Agcom ha approvato il provvedimento finale che disciplina i servizi di accesso alle reti di nuova generazione (NGN). Esso regolamenta lo sviluppo di reti a banda larga e ultralarga, dal servizio end to end all’unbundling virtuale.

Il testo è stato oggetto di due consultazioni pubbliche, la prima precedente al parere della Commissione Ue, e come spiega l’Agcom la decisione finale ha tenuto «nel massimo conto le osservazioni della Commissione europea e si avvale tanto delle valutazioni formulate dall’Autorità Antitrust quanto degli utili contributi pervenuti in fase di consultazione pubblica nazionale». Il regolamento definisce gli obblighi in capo a Telecom Italia, in relazione sia ai servizi attivi (bitstream e Vula, ossia unbundling virtuale) sia passivi. Resta fermo per la società ex-monopolista, guidata da Franco Bernabè, l’obbligo di fornire «l’accesso disaggregato alla propria rete (unbundling) ove tecnicamente possibile e tenendo conto dell’effettivo sviluppo di mercato».

Per l’obbligo d’offerta che dovrà essere presentata da Telecom Italia rientrano nella categoria dei servizi passivi innanzitutto il servizio end to end (l’accesso disaggregato alla fibra compatibile con l’attuale architettura di rete dell’incumbent) e poi le singole componenti che lo formano (building blocks), l’accesso alle opere civili (ad esempio i cavidotti). L’offerta relativa ai servizi attivi si riferisce al bitstream in fibra, offerto a vari livelli di rete, e l’innovativo servizio Vula (virtual unbundled local access), fornito direttamente in centrale. La delibera Agcom prevede, inoltre, che siano tempestivamente avviati i procedimenti necessari a definire la disciplina delle tecnologie Vdsl avanzate (vectoring e bonding) – «la rilevanza dei quali – puntualizza l’Authority – è emersa solo negli ultimi mesi» – l’eventuale previsione di obblighi simmetrici di accesso alle infrastrutture, la definizione del risk premium e, più in generale, delle condizioni economiche per i servizi in questione.

«Con questa delibera, l’Italia si colloca nel gruppo ristretto dei Paesi che hanno già completato il quadro regolamentare funzionale allo sviluppo delle reti di nuova generazione, come sollecitato dall’Agenda digitale europea, conciliando promozione degli investimenti e tutela della concorrenza – commenta il presidente Calabrò -.Grazie alla disciplina dettata dall’Autorità, gli operatori alternativi avranno a disposizione la più ampia gamma di servizi all’ingrosso per le reti in fibra, e saranno quindi in grado di offrire alla clientela quei servizi innovativi che la banda ultralarga rende possibili».

Fonti: corrierecomunicazioni.it | puntoinformatico.it | Ansa

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