Fatturati gonfiati, dichiarazioni ai limiti della regolarità sul numero dei dipendenti, certificazioni in parte omissive. Un mese e mezzo fa è partita la denuncia dal Corecom della Liguria in merito alla sospetta e fraudolenta spartizione dei contributi statali per le emittenti televisive locali. Ma dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Corecom nazionale non è arrivata alcuna risposta.
Dieci giorni, fa spinti dagli stessi sospetti, si sono presentati presso la sede del Corecom ligure gli uomini della Guardia di Finanza, per capire i meccanismi che portano alla formazione delle graduatorie per l’assegnazione dei contributi, ed accertarne la regolarità. L’indagine, avviata su tutto il territorio italiano, mira a scoprire se in alcuni casi il regolamento delle classifiche Corecom è stato modificato per favorire il potente di turno, per esempio conteggiando nel fatturato dell’emittente anche i contributi ottenuti dallo Stato l’anno precedente.
Il polverone scatenato dal Corecom ligure poche settimane fa, che ha denunciato l’assenza di trasparenza nel meccanismo di distribuzione dei contributi, presentando un dossier ben documentato, cerca di far luce su un sistema poco chiaro e lungamente denunciato dalle associazioni delle tv locali. Un sistema di costruzione delle graduatorie complesso e intricato, creato ad arte per essere manipolato. La legge di riferimento è la 448 del 1998, che stabilisce due criteri di assegnazione di punti: il fatturato di una società tv, e il numero dei dipendenti.
In Liguria, riporta il Secolo XIX, nel 2011 sono stati elargiti 2,7 milioni di euro di contributi; e la maggiorparte sono andati alle tv prime in graduatoria come Primocanale (del patron-senatore Maurizio Rossi fresco di nomina alla Commissione Vigilanza Rai), Telecity, Telegenova, Telenord.
In realtà non si hanno gli strumenti per comprendere se davvero la spartizione sia avvenuta nel rispetto della legge e dei regolamenti regionali, e se ogni anno il Ministero tenga conto delle graduatorie. Per questo la GdF ha deciso di indagare in tutta Italia sulle modalità e sulle prassi per elargire i finanziamenti alle emittenti locali, che nel 2011 si attestavano a 95 milioni di euro. I finanzieri ipotizzano infatti che alcune aziende tv si siano avvantaggiate attraverso la presentazione di dichiarazioni false o gonfiate su fatturato e dipendenti.
Fonte: Il Secolo XIX
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