Tv locali, Bardelli (Corallo): ricchezza che rischia di essere distrutta

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«Molte delle emittenti locali che con il Beauty Contest del 2012 avevano avuto per 20 anni la concessione a trasmettere, e a seguito della quale hanno sostenuto investimenti, sono costrette a chiudere».

È quanto afferma il presidente dell’associazione Corallo, Luigi Bardelli intervistato da Sir (Servizio Informazione Religiosa), che si lancia in difesa soprattutto delle emittenti cattoliche.

«Mancano 2 mesi alla scadenza del 30 aprile e quella che è una ricchezza dell’Italia rischia di essere distrutta. Entro quella data – prosegue Bardelli – più di 140 emittenti locali devono liberare le frequenze su cui trasmettono. Si tratta di realtà che operano in particolare lungo l’Adriatico, in Sicilia e in alcuni casi anche in Toscana».

Il presidente dell’associazione Corallo spiega il motivo: queste tv trasmettono su «frequenze che l’Europa dichiara inutilizzabili per l’Italia perché assegnate ad altri Stati europei confinanti con il nostro Paese». Bardelli afferma che «decine e decine di emittenti sarebbero salve» se si verificasse l’effettiva interferenza, «ma il Ministero non ne ha voluto sapere» promettendo «che le frequenze che sono avanzate dal Beauty Contest del 2012» verranno «messe in gara perché le emittenti locali, prioritariamente, possano concorrere all’assegnazione». Bardelli esprime però «un fortissimo scetticismo sulla volontà del Ministero di scegliere una politica che salvi l’emittenza locale».

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«Distruggere le emittenti locali significa centralizzare l’informazione e non far parlare la periferia che, invece, ha diritto di esprimersi. Negli ultimi tempi – prosegue il presidente dell’associazione Corallo – hanno assunto migliaia di dipendenti, per lo più giovani. Sarebbero tra i 1.000 e i 1.500 quelli che perderebbero il posto di lavoro se si concretizzasse la chiusura».

Potrebbero non trasmettere più qualche decina di emittenti cattoliche nelle quali, afferma Bardelli, «in molti casi il parroco o il direttore o intere famiglie hanno investito capitali e, persino, hanno ipotecato la casa pur di ottenere il permesso per trasmettere sul digitale terrestre. Di fronte alla prospettiva di dover smettere sono disperati».

«La scelta che porterà alla chiusura di diverse emittenti, anche se silenziosamente, scandalizza il mondo cattolico, soprattutto sul territorio. D’altra parte sono realtà che fanno esprimere e sono al servizio delle comunità», conclude Bardelli per il quale «resiste una piccola fiammella accesa, perché la maggioranza si rifiuta di credere che il governo voglia eliminare questa caratteristica così bella e ramificata sul territorio rappresentata dalle tv locali».

Qualche settimana fa l’Agcom ha avviato ieri le procedure del beauty contest per l’assegnazione dei canali 58 UHF e 59 UHF del digitale terrestre per le tv locali. In palio le frequenze non assegnate nell’ultima asta indetta per gli operatori nazionali.

Fonte: agensir.it

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