Articolo di Andrea Rossi da LaStampa.it:
Digitale terrestre, la rabbia dell’Uncem: “Chiederemo la restituzione del canone”
Emergenza rientrata? Non proprio. Il giorno dopo la «rivoluzione digitale» la provincia di Torino continua a essere divisa tra chi vede la tv e chi ne vede solo una parte. Il passaggio tecnicamente è stato perfetto, 349 impianti si sono spenti e riaccesi senza grandi intoppi. «Quasi tre milioni di persone, in un giorno solo, è un’operazione inedita in Europa», dice Andrea Ambrogetti, presidente di Dgtvi, il consorzio che gestisce il passaggio. Il buco nero è in montagna, dove migliaia di persone continuano a vedere poco o nulla.
La montagna al buio
«Ci sono 65 comuni senza tv» attacca Lido Riba, presidente dell’Uncem Piemonte, l’unione delle comunità montane. «Se contiamo che tra Torino e Cuneo i comuni di montagna sono 250, significa che in uno su quattro ci sono problemi». Il Corecom aveva messo in guardia sul rischio oscuramento: «C’era da aspettarselo – dice il vicepresidente Roberto Rosso – Noi l’avevamo segnalato sei mesi fa». «Ci hanno sempre detto che non ci sarebbero stati problemi», aggiunge Riba.
I problemi ci sono. Cento ripetitori. Li hanno installati, nel tempo e a loro spese, comuni e comunità montane. «Servivano per far vedere la Rai perché l’azienda non aveva mai provveduto a potenziare il segnale», spiega Rosso. Venti giorni fa si è raggiunta un’intesa su 65 impianti: la Rai, entro un mese, li attrezzerà a spese del ministero delle Comunicazioni. «Il problema – aggiunge Riba – è che abbiamo scoperto che ce ne sono altri 30». Piccoli ripetitori, alcuni servono poche decine di persone, in tutto 12-15 mila. «Ora sarà la Regione a sistemare quelli che servono» precisa il capo di Gabinetto della Regione Roberto Moisio, componente della task force piemontese sul digitale. «Stiamo cercando 200-300 mila euro».
Tutti contro tutti.
L’Uncem attacca la Rai: «Il canone lo paghiamo anche in montagna – dice Riba – e ricevere la tv pubblica è un diritto. Questa è interruzione di pubblico servizio. Chiederemo come minimo la restituzione o l’esenzione del canone». La Rai si difende: «Quei ripetitori non sono gestiti da noi. Stiamo collaborando anche oltre le nostre competenze». «Quegli impianti, con il passaggio di tecnologia non sono più autorizzati a trasmettere», spiega Eva Spina, dirigente del ministero. «Alcuni servono poche decine di persone. Per loro, e per le comunità montane, sarebbe da valutare l’ipotesi di usufruire della piattaforma Tv Sat anziché di nuovi ripetitori».
La rabbia dei piccoli.
Non è finita. Ieri è stato il giorno delle tv private. Mauro Lazzarino, fiduciario piemontese della Federazione radio televisioni accusa la Regione di «aver investito appena 500 mila euro a fronte dei 4-9 milioni sborsati da Lazio e Campania. Ci hanno lasciati soli ad affrontare una rivoluzione, con spese vicine ai due milioni. Tutte le nostre richieste non hanno ricevuto risposta». Replica di Moisio: «Hanno avuto quasi 4 milioni dal governo, ci sono state decine di riunioni. Lazio e Campania hanno speso di più? Noi abbiamo investito sulla Sanità tutto quel che avevamo. Ci sembrava la vera priorità per i piemontesi».
Il monitoraggio
Lunedì partirà la campagna di monitoraggio del Corecom, in collaborazione con l’Arpa, su 40 impianti, per valutare tutti i parametri, a cominciare dai campi elettromagnetici (pericolosi per la salute) che il digitale dovrebbe ridurre.
Il Tivù-Sat è uscito in commercio, già in Agosto 2009, con questo sistema si può risolvere il problema nelle zone non coperte dal segnale.
Adesso anche i condomini e gli Alberghi possono utilizzare questo sistema, applicando una apposita centralina.
Informazioni trovate su questo blog: http://sebaimpianti.blogspot.com/2010/04/digitale-terrestre-anche-in-montagna.html