Da un articolo di Alessandro Gilioli sul L’Espresso del 07/10/2010:
Da 5 anni una legge che tutti definiscono dannosa e antistorica blocca la rete senza fili nel nostro Paese. Eppure nessuno ha il coraggio di abolirla. Forse perchè fa molto comodo alle compagnie telefoniche.
Alle sette di sera di un giorno di fine luglio del 2005 l’assemblea di Montecitorio accolse con un bell’applauso bipartisan l’approvazione di una legge di cui, cinque anni dopo, si vergognano tutti – destra, sinistra e centro – ma che, ciò nonostante, ancora non si riesce a superare. Anzi: ogni anno, a dicembre, la norma in questione viene prorogata nel più totale silenzio, per coprire l’imbarazzo. E ciò vale tanto per il centrosinistra (al governo tra il 2006 e il 2008) quanto per il centrodestra, maggiornaza negli anni successivi.
Così anche il prossimo dicembre il cosidetto decreto Pisanu rischia di essere rinnovato. Se fosse così, l’Italia resterebbe l’unico paese libero dove se il proprietario di un bar o di un altro negozio decide di offrire ai suoi clienti una connessione senza fili (Wi-Fi) a Internet, prima deve richiedere una speciale licenza al questore, poi “procedere all’identificazione previa esibizione di documento” di ogni singolo cliente, infine conservare su un apposito registro (cartaceo naturalmente) tutti i dati ” relativi alle attività di navigazione”.
In altre parole, si impongono diverse procedure burocratiche lunghe, costose e noiose tanto al titolare del bar quanto all’apirante cybernauta: un pò come ne “La concessione del telefono ” di Camilleri. Con il risultato che in Italia navigare su Internet in mobilità attraverso Wi-Fi pubblico è quasi impossibile. Sono pochissimi infatti i punti (hot spot) che offrono questa concessione: 4.200 in tutto il paee secondo il ministero del Svluppo Economico, meno di 2000 per il sito specializzato WiFiItailia.com. Comunque “un quarto o un quinto rispetto a quelli degli altri principali paesi europei”, com scrive la media company californiana Jiwire.com; mentre è meglio soprassedere al confronto con gli Stati Uniti (oltre 79 mila, di cui un migliaio solo a New York, spesso gratuiti).
Quindi se avete intenzione di comprarvi l’iPad o un tablet simile e abitate in Italia, siete praticamente obbligati a prendere la versione 3G, quella (più costosa) che vi collega a Internet attraverso la rete telefonica: pagando le telecom per la connessione e navigando molto peggio (più lentamente, scaricando meno dati, con la linea che va e viene). E se al venerdì mattina volete leggervi sull’iPad la copia fresca de “L’Espresso”, per scaricarla potete metterci anche mezz’ora, se non vi trovate in un grande centro abitato: tanto vale prendere l’auto e recarsi in edicola.
Il decreto Pisanu fu approvato – con scopi di “antiterrorismo” – subito dopo gli attentati di Al Qaeda a Londra: curiosamente però, una norma del genere esiste solo in Italia. Varato come “provvisorio”, viene invece rinnovato ogni anno: di solito nel “decreto Milleproroghe”, quello che i parlamentari approvano frettolosamente sotto Natale prima di tornare a casa per le feste. Con buona pace di un paese dove “le reti mobili sono al collasso” (Corrado Calabrò, presidnete dell’Agcom), con un tasso di crescita risibile di penetrazione del Web (siamo, in percentuale sulla popolazione, al ventunesimo posto nell’UE superati anche da Polonia e Cipro) e con tassi di crescita inferiori a quelli romeni (dati Internet World Stats).
Non si ha notizia, allo stato, di alcun attentato islamista sventato grazie alla legge borbonica sul Wi-Fi: si sa in compenso che lo stesso Pisanu si è pentito e già un anno fa si era augurato un “superamento” del decreto che porta il suo nome. Ma non lo hanno ascoltato, e la legge – pur rimasta orfana – è stata impacchettata nel Milleproroghe anche per tutto il 2010.
E il prossimo dicembre, che cosa succederà? […] Già, le vacanze, l’agenda politica bollente: e così il principio (fatto proprio anche dall’UE) secondo il quale Internet è un volano indispensabile per la ripresa economica, è rimasto pura teoria. «Il ritardo del Wi-Fi ha penalizzato l’alfabetizzazione informatica degli italiani e ha inciso anche sull’acquisto di pc e tablet», allarga le braccia Paolo Angelucci, che non è un hacker di un centro sociale, ma il presidente dell’Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le aziende di Information Technology. «Anche perchè la banda larga degli operatori telefonici non basta, la gente ha bisogno di navigare in mobilità con connessioni più veloci e la diffusione del Wi-Fi pubblico servirebbe alla sviluppo di tutto il paese», come spiega Vincenzo Russi, direttore generale del Cefriel, il centro di ricerca e formazione collegato a diverse università, alla regione Lombardia e a 15 aziende multinazionali hi-tech. […]
[…] Ma allora, se sono tutti d’accordo, perchè il decreto Pisanu non finisce nella spazzatura? Per tanti motivi. Il primo è l’indifferenza della politica: a cui, con poche eccezioni, importa poco o niente. […] Il secondo è nel ritardo “culturale” di molti capi d’azienda, soprattutto nel settore delle piccole e medie imprese: «I manager e gli imprenditori spesso credono che Internet significhi poter mandare una mail e si accontentano così», spiega Pietro Scott Jovane, ad di Microsoft Italia: «Se avessero idea di quello che possono davvero fare sia per tagliare i costi sia per incrementare gli utili – a iniziare dal cloud computing – si creerebbe una domanda a cui nè le istituzioni e nè gli operatori telefonici potrebbero più restare indifferenti».
C’è però una terza ragione, nel blocco della Rete senza fili in Italia, che ha a che fare proprio con i gestori: i quali hanno tutto l’interesse a far navigare il più lungo possibile gli italiani attraverso le loro costose Sim. Una contestazione negata da Franco Bernabè, ad Telecom, il quale tuttavia è tra i pochissimi che hanno il coraggio di schierarsi a favore del decreto Pisanu. Telecom comunque gestisce circa 500 hot spot per la Rete senza fili: poca roba, considerando che Vodafone ne ha il triplo e altri player meno noti – come Linkem e Futur3 – ne hanno rispettivamente 700 e 450. Insomma per l’ex monopolista il Wi-Fi non è ancora un business interessante. Dice Davide Rota, ad di Linkem: «Gli operatori italiani hanno puntato tutto sul mobile e hanno visto il Wi-Fi come una minaccia. Quelli di molti altri paesi invece hanno scommesso anche sul Wi-Fi. Ora però credo che anche i nostri dovranno ricredersi, perchè con la saturazione della banda larga mobile, il Wi-Fi tornerebbe molto utile».
Tuttavia, se guardiamo a quello che hanno fatto finora i gestori, sembra ci sia poco da sperare: una decina di anni fa, quando c’era pochissima richeista, Telecom Italia ha soffocato il mercato nascente del Wi-Fi offrendolo gratis, quindi uccidendo i piccoli operatori che vivevano solo di quello (come Freestation che è fallito). Fatta fuori la concorrenza, è cominciata la fase del Wi-Fi carissimo, tre euro l’ora (tutt’ora è così): il doppio rispetto a un’ora di banda larga UMTS. Il tutto finalizzato al non togliere business alle connessioni con la Sim.
Quindi il decreto Pisanu è del tutto funzionale a questa strategia. […] Insomma uno scenario che fa cadere le braccia. Nel quale però da qualche mese sembra aprirsi unoo spiraglio, grazie alle iniziative di alcune amministrazioni locali. Spesso le istituzioni pubbliche sfruttano una circolare ministeriale che consente la registrazione al servizio con un sms anzichè con i moduli cartacei: un’opzione che tuttavia implica alcune rotture di scatole, quindi viene raramente presa in considerazione dai privati. Il risultato comunque è che chi vive in un comune o in una provincia i cu amministratori sono più sensibili al problema ha qualche possibilità in più di navigare senza fili, gli altri si arrangiano.
Ed ad arrangiarsi peggio di tutti, finchè è in vigore il decreto Pisanu, sono i turisti stranieri: la cui faccia attonita, quando scoprono che per collegarsi al Web da un bar devono consegnare il passaporto al cameriere, è una perfetta metafora della condizione italiana. Gli stranieri tra l’altro non possono neanche fruire dell’escamotage della registrazione via sms, perchè il ministero accetta sono numeri di telefono italiani. […] Chissà se al nostro ministero del Turismo, che ha speso milioni di euro per un sito semi-deserto come Italia.it qualcuno lo sa.
Decreto Pisanu, pronto il cestino?
Un disegno di legge per abrogare l’art. 7 del testo che obbliga i gestori di pubblici esercizi a richiedere l’identificazione degli utenti per l’accesso al WiFi. Una proposta bipartisan, con il no di Telecom
Roma – Si intitola abrogazione delle norme recanti limitazioni dell’accesso ad Internet. È un nuovo disegno di legge, una proposta bipartisan che dovrebbe portare all’annullamento del cosiddetto decreto Pisanu. Ovvero di quelle norme anti-terrorismo adottate ormai cinque anni fa, tra cui una controversa regolamentazione dell’accesso al WiFi in Italia.
Una proposta bipartisan, dunque. Sponsorizzata in primis dal responsabile delle Comunicazioni del Partito Democratico (PD) Paolo Gentiloni, insieme a Linda Lanzilotta – attualmente a capo del Dipartimento per la Pubblica Amministrazione – e all’onorevole Luca Barbareschi di Futuro e Libertà per l’Italia (FLI).
Obiettivo primario, l’abrogazione dell’articolo 7 del D.L. n. 144 del 2005, poi convertito con legge n. 155 del 31 luglio 2005. In sostanza, quella norma che tuttora obbliga un gestore di pubblico esercizio a richiedere l’identificazione da parte dei suoi avventori per l’accesso alla Rete a mezzo WiFi. Dopo aver richiesto una specifica licenza al questore e prima di conservare in un apposito archivio i vari log relativi ai clienti/utenti. “Non esiste una norma come questa in tutto il mondo – ha dichiarato Lanzilotta – Abbiamo effettuato studi dai quali emerge che l’utilità effettiva di quanto previsto dall’articolo 7 è marginale”.
Utilità in termini di lotta al terrorismo. “L’identificazione di un terrorista può avvenire in una svariata serie di modi – ha proseguito Gentiloni – come l’utilizzo della linea telefonica, e non è certo affidandosi alla consegna del documento d’identità al fornitore del WiFi che si garantisce maggior sicurezza”.
Non dello stesso avviso l’AD di Telecom Italia Franco Bernabé: “Non credo che quella legge vada abolita. In molti altri paesi si sta andando nella direzione della fine dell’anonimato e dell’identificazione dell’utente: il decreto Pisanu serve a quello”.
C’è tuttavia chi ha fatto notare come una simile previsione sia attualmente in vigore solo in Italia, di fatto limitando lo sviluppo del WiFi nel Belpaese. Il decreto Pisanu è stato confermato di anno in anno a ridosso delle festività natalizie. Che questo sia l’ultimo panettone?
Mauro Vecchio per Puntoinformatico.it
Abolizione decreto Pisanu su Wi-Fi.
Vito (Ministro per i rapporti col parlamento): “L’articolo 7 del decreto risponde a esigenze di sicurezza dello Stato, l’applicazione della normativa, di straordinaria importanza, ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo, sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del fenomeno della pedopornografia online”.
Rao (UdC): “Il decreto Pisanu, che ha posto dei limiti severi, in termini di adempimenti burocratici, per l’accesso Wi-Fi senza fili alla rete internet non ha eguali in nessun altro Paese occidentale. Una misura che si è rivelata poco utile per il contrasto al terrorismo, ma molto gravosa per la diffusione del libero accesso a internet e quindi estremamente dannosa per lo sviluppo del nostro Paese. Una norma infine che complica la vita dei cittadini e impedisce l’erogazione dei nuovi servizi offerti da parte delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici”