Frequenze banda 700 MHz, Tv locali alla prova del 5G

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Il Ministero dello sviluppo economico ha definito la Road Map della liberazione della banda 700 MHz e per il passaggio alla nuova tecnologia del digitale terrestre DVB-T2.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il passaggio dell’area settentrionale dell’Italia avverrà nel settembre-di­cembre 2021. Nel gennaio-marzo 2022 toccherà all’area cen­trotirrenica. Il Sud invece eseguirà lo Switch-off al DVB-T2 entro giugno 2022. Lo ha dichiarato ieri Eva Spina, della Direzione generale per la pianificazione e la gestione dello spettro radioelettrico del Mise nel corso di un convegno dell’Associazione Tv Lo­cali di Confindustria Radio Televi­sioni.

Come è noto questa porzione di spettro elettromagnetico, ora occu­pata dai broadcaster Tv, dovrà essere rilasciata a favore delle telco che hanno già acquistato le frequenze utili per il 5G in un’asta pubblica. Marco Bel­lezza, consigliere giuridico del mini­stro dello Sviluppo Luigi di Maio, dal canto suo ha segnalato, come si leg­ge su Twitter, che«la roadmap è alla firma del ministro e speriamo di ri­lasciare il decreto molto presto. Ora dobbiamo impegnarci sulla campagna informativa».

Il passaggio sarà determinante per la sopravvivenza o meno del comparto delle tv locali. «Il refarming è un processo che inizialmente veniva percepito dalla quasi totalità delle emittenti televisive locali come fortemente ne­gativo. Al contrario, a ben guardare può avere effetti positivi sul comparto», ha detto Maurizio Giunco, presi­dente dell’associazione Tv locali di Confindustria Radio Televisioni. «Con il superamento dei contributi a pioggia, e l’avvio del refarming del­la banda 700 – aggiunge Giunco – ci sarà un’inevitabile riduzione di mar­chi-programmi locali trasmessi: ma tale riduzione andrà nella direzione di un positivo ridisegno del compar­to» che è composto di circa 500 ope­ratori locali, con 461 emittenti com­merciali circa 3mila addetti occupati e sui 323 milioni di euro di ricavi (ma il dato è del 2016).

Giunco ha spiegato che il regolamento contributi ha finalmente fornito un numero su cui ragionare: quante sono le «reali tv locali in Italia, strutturate per fornire un servizio di qualità». E a queste secondo Giun­co, che bisogna garantire strumenti e condizioni al fine di mantenere la visibilità presso il pubblico durante il refarming della banda 700 MHz che passerà alle tlc. Secondo il presidente dell’asso­ciazione, nel processo gli operatori di rete hanno un ruolo centrale, a questi devono essere garantite eco­nomie di scala, in quanto esistono delle aree a rischio di fallimento di mercato, poiché per specifiche situazioni economiche o orografiche il costo di infra­strutturazione non garantirebbe un ritorno economico sufficiente.

«Mentre ci sono 5 aree tecniche a rischio di non avere neanche un operatore di rete locale, c’è chi propone un tetto che limita la possibilità degli operato­ri di aggiudicarsi più di un certo numero di regioni», ha detto Giunco, che auspica che sia garantito l’accesso alla capacità trasmissiva a prezzi ragionevoli di mercato ma senza limitazioni: «i fornitori di servizi media audiovisivi locali hanno bisogno di operatori di rete competenti, pa­trimonialmente solidi, con strutture e capacità economi­che adeguate. Non è con anacronistiche limitazioni che si inventano capacità, strutture e dotazione finanziaria».

«Il riassetto del comparto – ha poi precisato Antonio Lirosi, a capo della Direzione genera­le per i servizi di comunicazione elet­tronica, di radio diffusione e postali del Mise – è partito dalla riforma del sistema dei contributi: le nuove nor­me hanno stabilizzato le risorse e in­trodotto criteri più selettivi».

Fonti: ItaliaOggi | Il Sole 24 Ore

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