Bruxelles – Niente più restrizioni nazionali per i diritti televisivi. E’ questo l’obiettivo della Commissione europea intenta a creare un Mercato unico con una maggiore liberalizzazione dei diritti tv nei 28 Paesi dell’Ue, soprattutto per le partite di calcio, altri eventi sportivi, film e programmi musicali. Lo ha rivelato ieri il Corriere della Sera.
Secondo l’Europa, i vincoli per paese dei diritti di visione sarebbero generatrici di eccessivi costi e di esclusioni per centinaia di milioni di telespettatori europei. I servizi di quattro commissari, lo spagnolo Joaquín Almunia (Concorrenza), il francese Michel Barnier (Mercato interno), la olandese Neelie Kroes (Agenda digitale) e la cipriota Androulla Vassiliou (Cultura), stanno operando in questo senso, cercando di superare le resistenze di grandi operatori privati del settore. Il quotidiano Financial Times ha attribuito notevole peso, nello sviluppo di questa iniziativa, anche agli sviluppi di una indagine dell’Antitrust di Almunia sul rispetto della normativa Ue nelle limitazioni nazionali delle pay-tv sui diritti per partite di calcio e film. Le eventuali sanzioni possono arrivare al 10% del fatturato.
Il punto di partenza è stata la vittoria nel 2011 alla Corte europea di giustizia della britannica Karen Murphy, che aveva contestato una multa comminata perché nel suo pub faceva vedere partite di calcio utilizzando una scheda greca (molto meno costosa di quella locale della multinazionale Sky). La sentenza Murphy promette di rivelarsi per la liberalizzazione dei diritti televisivi in Europa simile a quanto provocato nei trasferimenti dei calciatori dal giudizio a favore del belga Jean Marc Bosman. Già è diventato possibile acquistare una card per ricevere programmi satellitari in qualsiasi Paese membro. Ulteriori miglioramenti per i consumatori sono in corso di valutazione.
Almunia ha fatto sapere al Corriere della Sera , tramite il suo portavoce Antoine Colombani, che dopo il verdetto degli euro-giudici nel 2011 «la Commissione ha condotto una investigazione di ricerca dei fatti per esaminare se gli accordi di licenza per i contenuti di premium pay-tv contenessero clausole di totale restrizione territoriale in grado di restringere la concorrenza, intralciare il completamento del Mercato unico e impedire ai consumatori l’accesso transnazionale ai contenuti sportivi e ai film».
Nessun commento è stato espresso da Almunia sul procedimento in corso. Anche perché l’obiettivo della attuale Commissione europea, che si avvicina al termine del suo mandato, è di tentare prioritariamente il «percorso veloce» degli accordi con le imprese del settore. A questo proposito è in fase avanzata il programma «Licenze per l’Europa», guidato da Barnier, Kroes e Vassiliou, che punta a sviluppare proprio il Mercato unico dell’industria audiovisiva. Tra i primi obiettivi c’è arrivare gradualmente alla «portabilità» dei programmi tv per i cittadini europei che si spostano nei 28 Paesi membri. In assenza di risultati adeguati, la Commissione chiederebbe l’introduzione di regole inderogabili.
Queste iniziative di Bruxelles potrebbero risolvere alle comunità italiane all’estero l’antico problema dell’impossibilità di vedere le partite di calcio della nazionale azzurra trasmesse dalla Rai, che vengono criptate oltreconfine per un problema di costi e di limitazioni dei diritti fuori dall’Italia. L’eurodeputato Enzo Rivellini del Ppe ha sollecitato l’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per convincere i vertici della tv di Stato a trovare una soluzione in vista dei prossimi mondiali di calcio in Brasile.
Fonte: corriere.it