I club di Serie A, per una volta “uniti”, hanno iniziato quel negoziato con Infront, l’advisor unico del calcio italiano, che dovrà, giocoforza, sfociare in un prolungamento del contratto sui diritti tv del mondo del pallone.
Ieri in Lega i due presidenti incaricati dall’assemblea, i «nemici» Andrea Agnelli e Claudio Lotito, espressione delle due anime della A, hanno incontrato Marco Bogarelli e il suo staff per la prima volta dopo la messa a punto di una controproposta da parte dei club, nettamente divergente dalla proposta iniziale di Infront. Quattro ore di confronto serrato, senza arrivare a un’ipotesi di accordo da sottoporre all’assemblea. Le parti si rivedranno nei prossimi giorni.
Non è facile intavolare il compromesso, commenta Marco Maria della Gazzetta dello Sport, visto che i due documenti che stanno alla base della trattativa sono distanti anni luce. Infront aveva proposto un mandato fino al 2021, con un minimo garantito di 900 milioni per il triennio 2015-18 e di 930 per il 2018-21 e l’incarico di effettuare uno studio di fattibilità per un ipotetico canale della Lega.
Le venti società di Serie A, all’unanimità, avevano deciso innanzitutto di proporre a Infront un contratto 3+3: fatto salvo il 2015-18, il rinnovo per un ulteriore triennio sarebbe scattato solo a determinate condizioni, e cioè che la Serie A fosse riuscita a incassare dai diritti tv del 2015-18 introiti annui per 1,15 miliardi di euro, vale a dire 150 milioni in più delle entrate attuali.
Non solo. Asticella alzata anche per il minimo garantito: 1 miliardo a stagione, oltre cui sarebbero scattate le commissioni per Infront (2,8% sul mercato domestico e 4% sull’estero). Insomma, una bella differenza tra una proposta e l’altra. Ecco perché non poteva bastare di certo una riunione per la fumata bianca.
Fonte: La Gazzetta dello sport