Genova – Canali che saltano e sintonizzazione da ripetere. Emittenti che si presentano a singhiozzo: in un determinato orario le vedi, in altri ti accolgono con l’ormai classico “no signal” su sfondo nero che ha rimpiazzato il più allegro globo multicolore del vecchio analogico. Poi ci sono i casi limite, sempre più frequenti: La7 che scompare proprio, e non c’è tecnico che riesca a farla riapparire. In altre case succede con Mediaset e non sembrano risolversi neppure i problemi della Rai.
Il tanto annunciato e costosissimo switch-off, a distanza di mesi, non è ancora riuscito a scrollarsi di dosso i molteplici problemi della nuova tecnologia digitale. Correre ai ripari, dal basso, non si può: il problema, secondo gli addetti ai lavori, a questo punto non è né l’assenza di importanti investimenti sugli impianti di trasmissione né l’impreparazione di chi il segnale lo deve ricevere, che ormai si può dire pienamente approdato alla nuova era.
E allora dove sta il punto? «Ci sono troppi segnali in aria», spiega Nicola Crasta, presidente dell’Associazione ligure degli Antennisti. Troppi ripetitori? «Sì, le grandi emittenti nazionali, soprattutto, dovrebbero provare a spegnere qualcuno degli impianti. Quasi certamente la qualità della ricezione migliorerà. Ci vuole coraggio, e qualche utente potrebbe rimanere al “buio” per qualche giorno. Ma è meglio tentare di risolvere i problemi alla radice o continuare a condannare una quota consistente di utenti a risintonizzare o vedere la tv a singhiozzo?».
L’Ala nei prossimi gironi chiederà la convocazione di un tavolo con i tecnici delle emittenti nazionali, in modo da trovare una soluzione. In principio fu la novità dello “spegnimento” analogico, e le mille difficoltà legate a un mutamento tecnologico epocale, se si pensa alla grande diffusione e penetrazione, tra la popolazione, del consumo televisivo. Prova complicatissima, quella della Liguria: quasi 170 tralicci in giro per la regione, 2.971 apparecchi ripetitori: nessun’altra regione, in Italia, possiede un numero di apparecchi da convertire così alto. E Genova ha senza dubbio rappresentato, per densità di tralicci e utenti, la prova più ardua.
La Regione Liguria seguì le operazioni chiedendo il supporto di Datasiel, furono organizzate riunioni dei paesi e lanciato un sito internet con tutti i consigli da seguire. Gli amministratori di condominio fecero quanto dovevano fare per risettare le antenne dei palazzi. Un piccolo esercito di volontari-sintonizzatori fu arruolato per supportare gli anziani, e furono stipulate tariffe fisse con gli stessi antennisti per agevolare la delicatissima fase del passaggio.
Quando sembrò che tutto si fosse incanalato per il meglio, arrivò il caldo, grande facilitatore per la disturbante propagazione di segnali lontani. In particolar modo, Genova si trovò a fare i conti con l’intrusione del potente segnale toscano. Ora che il caldo si è attenuato, però, le segnalazioni continuano ad arrivare, e in gran numero. Circonvallazione a monte, Oregina, Lagaccio. Le alture di Quarto e Nervi, tutto il ponente di collina. I maggiori problemi arrivano proprio dove l’esposizione è maggiore: non è meglio “prendere” un numero alto di ripetitori, preferibile ricevere un solo segnale pulito e affidabile.
La scelta, ora, spetta soltanto a chi gestisce gli impianti, chiamato a sperimentare sul campo aggiustamenti che dalle lontanissime sedi centrali difficilmente possono essere risolti. Continuare a vedere (quasi) tutti ma vedere male, o investire su tentativi in grado di migliorare la situazione?
Fonte: ilsecoloxix.it